I mercati azionari hanno chiuso il mese di giugno con risultati divergenti, con i titoli tecnologici che hanno guidato al rialzo gli indici americani e il Nasdaq 100 in particolare con un +6,2%, ma rimane un rialzo concentrato su pochi titoli. In ribasso invece lo Stoxx50.
Sono risaliti gli obbligazionari con l'eccezione del mercato francese e di quello italiano, penalizzati dall'incertezza per le elezioni in Francia.
I mercati obbligazionari offrono un buon valore nei titoli intermedi, ma anche in quelli a lungo termine, mentre gli azionari rimangono a nostro avviso troppo rischiosi.
Lasciamo il peso degli azionari in portafoglio al 10% inserendo un 15% di metalli preziosi, che nei prossimi mesi dovrebbero ripartire al rialzo.
I MERCATI OBBLIGAZIONARI
I mercati obbligazionari hanno chiuso il mese di giugno recuperando quanto perso nel mese precedente, ma con l’eccezione di alcuni mercati europei sui quali è pesata la scelta di indire nuove lezioni in Francia: i BTP e gli OAT francesi sono stati venduti nella seconda metà del mese e il rendimento dei BTP decennale è risalito al 4,07% dal 4,0% di dine maggio (grafico a destra). Ne ha tratto beneficio il mercato tedesco che ha visto il rendimento del Bund scendere al 2,49% dal 2,66% del mese precedente. Il taglio di un quuarto di punto dei tassi da parte della BCE non ha aiutato i mercati dell'area Euro essendo ampiamente scontato.
I dati dei prezzi al consumo in discesa negli USA hanno invece sostenuto i Treasurys: l’indice PCE Core dei prezzi al consumo negli Stati Uniti in maggio è ridisceso al 2,6% e il rendimento del Treasury decennale è sceso al 4,39%.
I fondamentali rimangono positivi per le parti intermedie delle curve dei rendimenti Investment Grade mentre lo sono meno per i titoli a lungo termine in quanto i rendimenti attuali già scontano una significativa discesa dei tassi a breve, ma è da notare come i grafici siano invece positivi anche per i titoli a lungo termine, che sembrano pronti per un rialzo significativo, forse perchè è arrivo un marcato rallentamento della congiuntura globale o qualche fattore geopolitico che spingerà gli investitori verso una maggiore avversione al rischio.
I titoli obbligazioni comunque offrono rendimenti reali elevati e il rapporto rischio/rendimento è favorevole.
Per quanto riguarda il comparto dei titoli non Investment Grade sono da preferire le scadenza più brevi: una probabile discesa dei mercati azionari potrebbe aumentare il premio al credit risk sui titoli più a lungo termine.
I MERCATI AZIONARI
I mercati azionari hanno chiuso il mese di giugno con risultati divergenti, con i titoli tecnologici che hanno guidato al rialzo gli indici americani e il Nasdaq 100 in particolare con un rialzo del 6,2%. L’indice SP500 ha guadagnato il 3,5% (grafico in basso), ma se guardiamo all’RSP che assegna lo stesso peso ai 500 titoli l’indice ha perso un punto percentuale e anche l’indice Russell2000 dei titoli a minore capitalizzazione ha chiuso il mese in territorio negativo e dall’inizio dell’anno ha guadagnato solo un punto percentuale.
Anche l’indice Stoxx50 dei principali titoli europei ha chiuso il mese in ribasso del 2% mentre in Asia Tokyo ha guadagnato il 2,5% pur rimanendo sotto ai massimi dei mesi precedenti.
Permane quindi da divergenza tra i principali sette titoli tecnologici americani e il resto del mercato, e il fatto che i P/E siano molto elevati soprattutto considerando i rendimenti a breve sopra al 5% non sembra impensierire gli investitori.
La posizione tecnica dei mercati è però molto simile a quella di inizio 2020 prima del tracollo legato al COVID e rimaniamo dell’idea che sia meglio evitare il rischio azionario accontentandosi degli elevati rendimenti offerti dai titoli di Stato Investment Grade, soprattutto a breve termine.
Nonostante lo stress test effettuato dalla Federal Reserve sul sistema bancario americano abbia prodotto risultati positivi riteniamo che uno dei pericoli per i mercati azionari provenga proprio dalla salute di tale sistema. Un altro fattore di rischio è geopolitico e proviene sia dal Medio Oriente che da Taiwan, e per finire le trimestrali in arrivo potrebbero deludere a far cambiare il tono dei mercati.
Per finire il mostro del debito pubblico e privato continua a crescere mentre prosegue la riduzione della liquidità: ad esempio l’attivo della Federal Reserve è sceso a 7282 miliardi di dollari a fine giugno, 1100 in meno di 12 mesi prima e 2000 in meno dai massimi del 2022, e la diminuzione è destinata a proseguire.
Ci sono quindi valutazioni molto elevate, molteplici fattori di rischio e rendimenti obbligazionari risk free elevati: perché rischiare il posizionamento sui mercati azionari? Continuiamo poi a consigliare un’esposizione significativa sui metalli preziosi, pronti per un significativo rally.