24/04/2024

UBP: Settore tech, ci sono ancora margini per un rialzo?

Nell’ultimo decennio – quelli che molti ricorderanno come il “decennio d’oro” – il Nasdaq 100 ha registrato rendimenti annuali medi del 16%, supportato da tassi d’interesse bassi, da un ampliamento dei multipli di valutazione, ma anche da fondamentali solidi, come per esempio gli EPS (Earnings per Share), che hanno registrato un tasso di crescita medio annuo superiore al 10%. Ma nel 2022 il settore ha registrato la performance peggiore dalla Grande Crisi Finanziaria, perdendo circa il terzo del suo valore in seguito all'inasprimento dei tassi di interesse da parte della Fed. Tuttavia, le promesse dell’Intelligenza Artificiale Generativa hanno ridato fiducia agli investitori nel settore, portando l'NDX a rimbalzare di quasi il 70% da allora.

Guardando più da vicino al segmento del fintech, sebbene questo sia emerso come tema d’investimento solo all’inizio degli anni 2010, nell’ultimo paio d’anni ha attraversato un periodo ancora più movimentato rispetto al settore tecnologico nel suo complesso. A partire dalla sua nascita a metà 2015 fino ai massimi storici raggiunti a ottobre 2021, l’Indxx Global Fintech Thematc Index ha generato un rendimento medio annuo vicino al 25%, ma a fine 2022 aveva perso il 60% del suo valore rispetto a quel picco. Il 2023 è stato un altro anno molto volatile, arrivando addirittura a toccare nuovi minimi alla fine di ottobre 2023, per poi rimbalzare di oltre il 45% da allora.

Gran parte di questa volatilità è stata guidata dal segmento dei pagamenti, che costituisce di gran lunga la parte più consistente dell'universo fintech, in quanto la pandemia ha accelerato enormemente la transizione dal contante ai pagamenti elettronici e la crescita dell'e-commerce. Nel 2022 si è dovuto fare i conti con questa massiccia domanda, il che ha sollevato interrogativi sulla sostenibilità dei tassi di crescita e sui profili di margine delle società del settore dei pagamenti e sui multipli che gli investitori erano disposti a pagare per queste. Unito all'aumento dei tassi d'interesse, questo ha portato a un forte calo delle valutazioni delle società dei pagamenti quotate e non, soprattutto di quelle non ancora redditizie, costringendo molte di queste società a ripensare la propria struttura dei costi.

Valutazioni e fondamentali

Le valutazioni stanno iniziando a diventare di nuovo una preoccupazione, non solo per il segmento fintech ma anche per il settore tecnologico nel suo complesso. Oggi la principale riserva degli investitori nell’esporsi al settore è la percezione che si stia trasformando in una bolla dopo il rally cominciato all’inizio del 2023. Ma se questo può essere vero per i titoli e i segmenti meno redditizi, non troviamo evidenza di ciò a livello di settore.

Con un rapporto prezzo-utili a termine a 12 mesi di 25, il Nasdaq 100 viene scambiato con un premio del 5% rispetto alla sua storia quinquennale, con un -15% rispetto al picco di 30 raggiunto nel 2020 e a livelli molto più convenienti rispetto alla "bolla tecnologica". Ma soprattutto, riteniamo che le valutazioni siano sostenute dal miglioramento dei fondamentali: nel 2024 la crescita degli EPS del settore accelererà al 18%, mentre i livelli di CFROI® (Cash flow return on investment) sono destinati a superare la soglia del 10% il prossimo anno, il livello più alto dal 1997.

Il segmento fintech nel complesso scambia ancora al di sotto delle medie storiche, ma osserviamo un'ampia dispersione tra i vari “bucket” e persino all'interno dello stesso segmento. Ciò è particolarmente evidente nel segmento dei pagamenti, dove i nomi più tradizionali, come Global Payments e Nexi, non hanno praticamente recuperato i loro multipli e scambiano ancora a livelli bassi, mentre le reti di carte di credito sono tornate alla loro fascia di negoziazione storica di 30-35x, e i disruptor nativi digitali, come Adyen o MercadoLibre, scambiano a multipli superiori a 40x, comunque al di sotto delle loro medie a lungo termine.

Insidie e prospettive

La sfida principale che gli investitori tecnologici globali devono affrontare nel breve termine è il rischio di concentrazione: i primi tre componenti dell'indice MSCI World Information Technology - Microsoft, Apple e Nvidia - rappresentano il 45% del totale; e i primi 5 clienti di Nvidia rappresentano il 45% del fatturato dell'azienda. Con grande sorpresa della maggior parte degli investitori, gli altri quattro titoli che completano i "Magnifici 7" non sono rappresentati in questo indice perché rientrano nei settori dei servizi di comunicazione o dei beni di consumo. Gli investitori che cercano un'esposizione al settore tecnologico globale attraverso una soluzione passiva sono quindi esposti a questo rischio di concentrazione.

Per quel che riguarda il segmento fintech, sebbene non sia soggetto a rischi di concentrazione simili a quelli del settore tecnologico nel suo complesso, nel prossimo futuro rimarrà certamente più volatile dei mercati azionari complessivi e molti operatori dovranno ancora dimostrare la validità a lungo termine dei loro modelli di business.

Il settore dei pagamenti, che rappresenta la parte più grande e redditizia del segmento fintech, continua a essere sostenuto da fattori di crescita strutturali, come il continuo passaggio dal contante e dagli assegni verso i pagamenti elettronici. Mentre la pandemia ha accelerato questa transizione nell’universo B2C, la digitalizzazione dei pagamenti B2B è ancora agli inizi. Vediamo opportunità interessanti anche in altri sottosegmenti, come i fornitori di dati e software e le piattaforme. Inoltre, la crescente adozione dell'intelligenza artificiale potrebbe diventare un fattore di efficienza per molte società del segmento fintech, offrendo a margini mediamente già molto interessanti un potenziale di rialzo a lungo termine. Sebbene il fintech rimanga chiaramente un investimento a beta più elevato, offre prospettive di crescita e di creazione di valore, e potrebbe essere utilizzato per diversificare e de-rischiare l'esposizione al settore tecnologico o come alternativa all'esposizione al settore dei servizi finanziari tradizionali.

Attenzione!

Alcuni dei contenuti di questa parte di sito, prodotti da società differenti da CFS Rating, possono essere dedicati ad investitori professionali, sono diffusi solo a titolo informativo e non possono essere considerati in nessun caso sollecitazione all’investimento.
Continuando la navigazione dichiari di aver letto, compreso e accettato termini e condizioni del sito.

© 2001-2022 CFS Rating Tutti i diritti sono riservati

I dati le informazioni e le elaborazioni sono proprietà di CFS Rating, nessuna garanzia viene data in merito alla loro accuratezza, completezza e correttezza.

I dati e le elaborazioni pubblicate nel presente sito non devono essere considerate un'offerta di vendita, di sottoscrizione e/o di scambio, e non devono essere considerate sollecitazione di qualsiasi genere all'acquisto, sottoscrizione o scambio di strumenti finanziari e in genere all'investimento.