Il Presidente Trump sempre attivo su molti fronti anche la scorsa settimana. Ha invocato una riduzione dei tassi proprio prima della pubblicazione del dato sull’inflazione, risultato più alto delle attese, per indebolire l’azione della Fed. Il messaggio è che il governo continuerà a fare pressioni per una politica più accomodante.
Reazione positiva dei mercati azionari sulla possibilità che i dazi statunitensi, previsti nelle prossime settimane, possano essere mitigati da negoziati in corso, come accaduto con Canada e Messico. Il dollar Index è sceso di circa il 2,5% dai massimi di febbraio, segnalando un ridimensionamento delle aspettative su una stretta aggressiva. Trump ha ordinato di valutare tariffe reciproche su diversi partner, con Giappone e Corea del Sud nel mirino, ma il processo potrebbe durare fino ad aprile, lasciando margine per compromessi.
Telefonata di Trump a Putin, seguita da una a Zelensky, per avviare i negoziati sull'Ucraina. Il piano prevede una fase di incontri, ma è ancora presto per dire se porterà a un cessate il fuoco o a condizioni favorevoli per una soluzione del conflitto. L'esclusione dell'Europa dal negoziato ha creato tensioni, ma nel corso della settimana l'azionario europeo ha beneficiato dello spiraglio di pace. L’ipotesi di una tregua ha rilanciato il tema della fine della guerra, variabile chiave per i mercati. Gli investitori iniziano a posizionarsi su settori ad alta intensità energetica e sui titoli rimasti indietro.
Intanto, i rappresentanti europei stanno lavorando a un nuovo pacchetto di misure per aumentare la spesa per la difesa, anche se un eventuale accordo potrà essere definito solo dopo le elezioni tedesche del 23 febbraio. La prospettiva di maggiori investimenti nella sicurezza implica un aumento del debito, questo ha determinato una crescente pressione sui rendimenti obbligazionari nell’Eurozona.
Martedì scorso Il presidente della Fed Jerome Powell ha ribadito alla commissione bancaria del Senato che la banca centrale resterà paziente sui tagli dei tassi, evitando mosse premature che potrebbero ostacolare i progressi sull’inflazione. Il mercato del lavoro resta solido ma senza pressioni inflazionistiche eccessive, consentendo alla Fed di attendere ulteriori segnali prima di agire. Una riduzione troppo rapida o eccessiva potrebbe ostacolare i progressi in materia di inflazione, ma allo stesso tempo, una riduzione troppo lenta o insufficiente potrebbe indebolire l'attività economica e l'occupazione.
Negli Stati Uniti i progressi sulla disinflazione hanno rallentato: a gennaio i prezzi al consumo sono saliti dello 0,5% su base mensile e del 3% annuo, segnando l’incremento più ampio da marzo. La componente core è aumentata dello 0,4% mensile e del 3,3% annuo. Gli affitti hanno inciso per quasi un terzo sull’aumento complessivo, mentre rialzi significativi si sono registrati nei prezzi di generi alimentari, farmaci, biglietti aerei e assicurazioni auto. Sono aumentati anche i costi di hotel e auto usate. Un elemento chiave è stata l’inflazione “supercore”, ovvero dei servizi di base al netto degli alloggi, che ha segnato la variazione più ampia dell’ultimo anno. Complessivamente, l’aumento dei prezzi è stato piuttosto diffuso.
Il dato ha ridimensionato le aspettative sui tagli dei tassi, con i mercati che scontano una sola riduzione da 25 punti base entro fine anno, rispetto ai due tagli previsti fino a gennaio. Tuttavia, l’accelerazione dell’inflazione potrebbe essere legata a fattori stagionali, poiché molte aziende aggiornano i listini a inizio anno con aumenti concentrati a gennaio. Se questa ipotesi fosse confermata, non sarebbe necessario rivedere al rialzo le stime sull’inflazione e le prospettive di un secondo taglio dei tassi nella seconda metà dell’anno potrebbero risultare valide.
Il giorno dopo la pubblicazione del CPI, anche i dati sui prezzi alla produzione hanno mostrato un incremento superiore alle attese: +0,4% m/m contro lo 0,3% previsto, spinti dai rincari di cibo ed energia. Rivisto al rialzo anche il dato di dicembre a +0,5%. Su base annua, il PPI è salito del 3,5%, segnalando un progresso limitato nella disinflazione e mantenendo alta l’attenzione sull’andamento delle materie prime.
Nonostante il PPI sopra le stime, i rendimenti obbligazionari sono scesi. Il motivo? Le componenti del PPI rilevanti per il PCE, l’indice delle spese per i consumi personali, hanno registrato un calo, attenuando i timori sulla metrica d’inflazione preferita dalla Fed. I mercati hanno continuato a scontare poco più di un solo taglio nel 2025, con il focus sulla pubblicazione del PCE core il 28 febbraio e sulla riunione della Fed il 18-19 marzo.
Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono calate dello 0,9% a gennaio, il peggior dato da quasi due anni, dopo un dicembre rivisto al rialzo a +0,7%. Il rallentamento ha coinvolto nove delle 13 categorie, con forti contrazioni per auto, articoli sportivi e mobili. La contrazione è avvenuta in un contesto di incendi devastanti a Los Angeles e un rigido clima invernale in altre parti del Paese, che potrebbero aver pesato sull’attività dei negozi. Tuttavia, anche l’inflazione persistente, gli alti costi di finanziamento e l’aumento delle morosità sui prestiti stanno frenando i consumatori. Le vendite del gruppo di controllo sono scese dello 0,8%, segnalando un possibile impatto sulla crescita economica. I dazi imposti da Trump potrebbero ulteriormente distorcere i dati futuri. Gli operatori sono tornati a prezzare un taglio della Fed entro settembre e una probabilità del 50% di un secondo taglio entro la fine dell’anno.
Il movimento positivo dell’azionario cinese si sta consolidando, sostenuto da una serie di notizie che hanno rafforzato il sentiment degli investitori. Mercoledì, il sottoindice immobiliare dell’Hang Seng ha registrato la sua migliore seduta da ottobre, spinto dalle indiscrezioni su un piano di sostegno per China Vanke, segnale che le autorità cinesi stanno assumendo un ruolo più attivo nel fronteggiare la crisi del settore. Nello stesso giorno, Alibaba ha trainato il rialzo delle azioni di Hong Kong grazie alla collaborazione con Apple sulle funzioni di AI. Venerdì, il rally è proseguito, con i titoli cinesi a Hong Kong in rialzo del 4%, rivedendo i massimi dello scorso ottobre, alimentati dall’ottimismo sulle crescenti capacità della Cina nel settore dell’intelligenza artificiale.
I prezzi del gas naturale in Europa, dopo un rialzo iniziato lo scorso dicembre e un'accelerazione fino ai massimi di febbraio, stanno ora correggendo, tornando a 49/50 euro, dopo aver toccato un picco sopra i 60. Questo calo è supportato da alcuni fattori come i negoziati su stoccaggi più flessibili e l'ipotesi di un ritorno parziale delle forniture russe, nel caso di progressi nei colloqui di pace. Una regolamentazione meno rigida sugli stock alleggerirebbe la pressione sulla domanda nei prossimi mesi, contribuendo a contenere l'inflazione. Il calo del gas favorisce i mercati finanziari e sostiene i settori ad alta intensità energetica, che beneficiano di costi più bassi e migliori prospettive di margine.