20/02/2023

Carmignac: Il 2023 è l’anno giusto per introdurre la Cina nel portafoglio core?

Dopo due anni difficili per le azioni cinesi a causa di un giro di vite normativo, delle tensioni geopolitiche e della recessione economica, il 2023 si preannuncia più promettente per gli investitori.

Recentemente i mercati finanziari cinesi hanno registrato una volatilità elevata per una serie di decisioni politiche e altri eventi che hanno alimentato l’ansia degli investitori esteri, per esempio l’inasprimento delle normative per alcuni settori di attività, i guai finanziari del gigante immobiliare Evergrande, le normative più severe sulla trasparenza delle società cinesi quotate negli Stati Uniti, senza dimenticare la rigida politica Zero-Covid e i timori di un’invasione di Taiwan all’indomani dello scoppio del conflitto in Ucraina. 

Il 2023 – l’anno cinese del Coniglio, simbolo di pace, prosperità, ritorno alla normalità e altro ancora – potrebbe aprire un nuovo capitolo per gli investitori. Molti cambiamenti essenziali avvenuti recentemente nel paese indicano una normalizzazione dell’economia e dei mercati finanziari e potrebbero far emergere molte opportunità, in particolare nei settori correlati ai beni di consumo.

UN FUTURO PIÙ BRILLANTE 

Tutti gli indicatori volgono nuovamente al bello per le azioni cinesi. Sui cinque fattori di rischio che gravavano sulle azioni cinesi nel 2021 e 2022 (verifiche normative rigorose, crisi immobiliare, politica zero-Covid, politiche locali, tensioni tra Cina e Stati Uniti), quattro si sono in larga misura risolti ora che Pechino ha posto fine al giro di vite normativo decidendo anche di sostenere il settore privato, compresi i colossi internet e i costruttori immobiliari. Per quanto riguarda il quinto fattore di rischio, le tensioni con gli Stati Uniti, le prospettive sono leggermente migliorate sulla scia dell’incontro avvenuto a novembre tra i presidenti dei due paesi in occasione della riunione del G20.

Il governo cinese ha attuato una serie di cambiamenti concreti dopo il Congresso del Partito comunista di ottobre. La novità più significativa è stata la revoca della rigorosa politica di contrasto al Covid, una decisione abbastanza affrettata ma dettata dalla necessità, che ha permesso la riapertura del paese l’8 gennaio. Inoltre, il governo sta orientando la sua politica a favore della crescita economica; alla Conferenza centrale sul lavoro economico (il principale consesso economico del paese), per esempio, alcuni esponenti di punta del governo hanno annunciato che il rilancio della domanda interna sarebbe stato una priorità per il 2023.

Anche se la rapidità della riapertura dell’economia cinese potrebbe causare alcune difficoltà nel breve termine, ci attendiamo un aumento del PIL già nel primo semestre con un dato annuo al 5,0% circa, il che farebbe della Cina l’unica grande economia mondiale a registrare un’accelerazione della crescita del PIL.

prospettive di crescita SOLIDE, alimentate dalla domanda interna

Tutti questi fattori fanno presagire un aumento della spesa al consumo cinese, che a sua volta dovrebbe far crescere negli anni a venire i ricavi delle società cinesi nei settori correlati ai beni di consumo. Una recrudescenza dei contagi da Covid potrebbe pesare sulla spesa al consumo nel primo trimestre, ma la situazione dovrebbe migliorare già nel secondo trimestre grazie alle misure di stimolo della crescita e dei consumi varate da Pechino e al fatto che sia le autorità locali che i cittadini stanno imparando ad affrontare il Covid in maniera più efficace.

 

Inoltre, le famiglie cinesi hanno un risparmio in eccesso di quasi 18 mila miliardi di renminbi (2,5 mila miliardi di euro), compresi 4 mila miliardi di renminbi accumulati dal 2020, in primo luogo a causa dei lockdown. L’eccesso di risparmio dovrebbe determinare un aumento della spesa per i consumi. Si prospetta anche una ripresa del mercato del lavoro: quasi un posto di lavoro su cinque in Cina implica un contatto fisico, di conseguenza la revoca della politica anti-Covid e la riapertura totale dell’economia cinese possono stimolare sia la dinamica delle assunzioni sia la spesa per i consumi, alimentando la ripresa dei consumi delle famiglie.

 

Altri fattori di crescita strutturale della domanda nazionale cinese sono: una popolazione di ben 1,4 miliardi di persone; un PIL pro capite di oltre USD 12.500; un tasso di consumo delle famiglie in crescita; un aumento quintuplicato dei consumi totali delle famiglie tra il 2005 e il 2020. Inoltre, se si analizzano i consumi delle famiglie cinesi in percentuale del PIL, questo dato è ora pari al 54,3%, sensibilmente più basso rispetto ai paesi sviluppati (82,6% negli USA,[1] per esempio), c’è quindi un ampio margine per l’espansione della spesa cinese al consumo.

altri buoni motivi per prendere in considerazione le azioni cinesi

Ci sono molti altri buoni motivi per investire in Cina. Il mercato conta più di 6.000 società quotate, per una capitalizzazione di borsa complessiva di oltre USD 19 mila miliardi,[2] seconda solo agli Stati Uniti. È quindi semplicemente un mercato azionario che non può essere trascurato dagli investitori oggi. Eppure, nonostante le dimensioni e le condizioni attuali del mercato, le società cinesi costituiscono appena il 3,6% dell’indice MSCI All Country World (costituito da azioni di circa 50 paesi), rispetto al 60,4% delle società statunitensi e al 5,6% di quelle giapponesi.

Le aziende cinesi presentano valutazioni interessanti. Il rapporto prezzo-utili medio (che indica quanto gli investitori sono disposti a pagare oggi il titolo di una società sulla base degli utili futuri) è di circa 11 per le azioni cinesi[3], di poco inferiore alla media decennale, mentre le azioni globali si scambiano a un rapporto prezzo-utili di circa 15. Inoltre, la maggior parte delle società cinesi ha tagliato i costi negli ultimi tre anni, quindi la crescita del fatturato dovrebbe tramutarsi in un aumento degli utili nel 2023.

Le azioni cinesi possono essere un efficace strumento di diversificazione del portafoglio in termini di esposizione geografica e di tematiche di investimento. Ravvisiamo un forte potenziale soprattutto in quattro ambiti principali della New economy cinese: 1) innovazione industriale e tecnologica; 2) salute; 3) transizione ecologica; 4) miglioramento dei consumi.

Dopo 20 mesi difficili, il 2023 potrebbe essere l’anno della rinascita per i mercati finanziari cinesi. Anche se alcuni rischi non sono da trascurare (una nuova ondata di Covid, gli sviluppi geopolitici), crediamo che molti possano essere limitati attraverso una gestione attiva del portafoglio. Un approccio di investimento agile, selettivo e fondato su una visione di lungo termine (coerente con l’anno del Coniglio) è più che mai fondamentale per il 2023.

[1]Fonte: Banca mondiale

[2]Fonte: Bloomberg, CICC Research, 2022

[3]Rapporto prezzo-utili (PER) delle società dell’indice MSCI China, che comprende società di grande e media capitalizzazione quotate sulle borse di Shanghai e Shenzhen.

Attenzione!

Alcuni dei contenuti di questa parte di sito, prodotti da società differenti da CFS Rating, possono essere dedicati ad investitori professionali, sono diffusi solo a titolo informativo e non possono essere considerati in nessun caso sollecitazione all’investimento.
Continuando la navigazione dichiari di aver letto, compreso e accettato termini e condizioni del sito.

© 2001-2022 CFS Rating Tutti i diritti sono riservati

I dati le informazioni e le elaborazioni sono proprietà di CFS Rating, nessuna garanzia viene data in merito alla loro accuratezza, completezza e correttezza.

I dati e le elaborazioni pubblicate nel presente sito non devono essere considerate un'offerta di vendita, di sottoscrizione e/o di scambio, e non devono essere considerate sollecitazione di qualsiasi genere all'acquisto, sottoscrizione o scambio di strumenti finanziari e in genere all'investimento.