Il Best Performer italiano di dicembre 2014


Livio Perrone


1. Il fondo investe in azioni nord americane a piccola e media capitalizzazione. Quali sono le logiche sottostanti la gestione del portafoglio e in che modo avviene lo stock picking?


Sulla base dei principali indicatori patrimoniali/reddituali, del posizionamento competitivo e delle valutazioni, ricerchiamo le migliori opportunità di investimento fra le società statunitensi dotate di una capitalizzazione generalmente non inferiore ai 300 milioni di dollari (per motivi di liquidità) e non superiore ai 8/9 miliardi di dollari (entrando quindi anche nel segmento delle medium cap). Più specificamente, per ottimizzare gli sforzi di selezione e analisi in un universo così popoloso e polverizzato come quello delle medium/small cap statunitensi, viene effettuato uno screening preliminare di tale segmento del mercato azionario in base alla redditività, al “momentum” nella generazione di cash flow nonché alle valutazioni. Utilizzando le tecniche classiche di analisi fondamentale, viene successivamente generato un portafoglio, più concentrato rispetto all’intero universo delle mid/small cap, mediamente composto da circa 100 titoli, sul quale è possibile effettuare un monitoraggio più puntuale delle vicende societarie e dell’andamento dei prezzi. Tendiamo, poi, a non enfatizzare il trading di breve periodo: l’approccio preferito, infatti, punta all’acquisto ed al mantenimento delle posizioni fino al raggiungimento dell’obiettivo di prezzo prefissato al momento della selezione e/o fino al completamento di una fase di performance superiore al benchmark ritenuta soddisfacente.

2. Eurizon Azioni PMI America è il top performer italiano di dicembre, e si tratta della terza premiazione mensile del 2014. Nel mese appena trascorso il fondo batte i competitor italiani in virtù di un rendimento di +4,99%. Un ottimo risultato, propiziato anche dall’andamento delle small cap americane, sulle quali il fondo è focalizzato. Quali sono stati i titoli che hanno offerto il maggior contributo al risultato?

La performance del fondo in dicembre, mese che si conferma statisticamente favorevole al segmento delle piccole capitalizzazioni, è stata trainata soprattutto dall’esposizione azionaria superiore a quella dell’indice di riferimento e dall’apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro.

3. Il fondo realizza un rendimento annuale di +17,9% a fronte di un benchmark che cresce di +18,5%. C’è stata qualche scommessa che non ha reso quanto sperato?

La sovresposizione al settore petrolifero negli ultimi tre mesi dell’anno, sebbene notevolmente ridotta rispetto a quella adottata nel primo semestre, ha inciso negativamente sul confronto della performance del fondo con quella dell’indice di riferimento.
4. A livello settoriale, come è investito il fondo? C’è qualche settore che pensa possa regalare particolari sorprese nel 2015?

Attualmente il fondo ha un’esposizione significativamente superiore a neutrale sui beni di consumo discrezionali. Riteniamo che questo settore, favorito dal continuo miglioramento del mercato del lavoro, dal forte calo del prezzo dei carburanti e, non ultimo, dalla relativa indipendenza dalla congiuntura internazionale, abbia il potenziale per battere il resto del mercato, dopo un buon quarto trimestre 2014, anche nei prossimi mesi.

5. Mentre sui tre anni le small cap e le large cap hanno avuto performance simili, nel 2014 il settore delle small cap ha perso rispetto alle large ben cinque punti percentuali. A cosa è dovuta questa sottoperformance e quali sono le Sue attese per il 2015?

La combinazione di: segnali contradditori provenienti dalla congiuntura USA nei primi mesi dell’anno da una parte, e, soprattutto, timori legati all’impatto della normalizzazione dei tassi sulla sostenibilità della ripresa, dall’altra, spiegano il deludente rendimento dell’indice delle piccole capitalizzazioni statunitensi. Il Russell 2000, notoriamente più sensibile (anche per la sua composizione settoriale) all’andamento del ciclo economico, nel 2014 è stato zavorrato soprattutto da settori ciclici quali: industriali, materiali e, soprattutto, petroliferi. In uno scenario che, per i prossimi mesi, negli Stati Uniti dovrebbe essere caratterizzato da un livello di crescita economica più che robusto, soprattutto nel contesto mondiale, da un’inflazione contenuta e, quindi, dalla possibilità di avvio di un processo (moderato e graduale) di “normalizzazione” dei tassi da parte della Federal Reserve, le azioni rimarranno ancora più attraenti di obbligazioni e liquidità. I settori ciclici (anche perché ormai mediamente meno cari) e le banche regionali appaiono i più interessanti. La selezione dei titoli all’interno dell’universo small/mid cap sarà ancora più essenziale in futuro e, per meglio affrontare gli inevitabili picchi di volatilità, dovrà rivolgersi verso società di maggiore dimensione, qualità, e più dipendenti dalla domanda interna che dalle esportazioni.

6. Il fondo risulta esposto al rischio cambio. Quali sono le sue attese sul rapporto Eur/Usd?

Il differenziale di crescita fra Stati Uniti ed eurozona, a sfavore di quest’ultima, e, soprattutto, le divergenti politiche monetarie che molto probabilmente saranno adottate dalla Fed e dalla Bce nel corso dei prossimi mesi, fanno propendere per una continuazione dell’apprezzamento del dollaro verso l’eurovaluta.

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