Azionari Internazionali

La categoria CFS Rating degli Azionari Internazionali comprende tutti quegli OICR che per statuto dichiarano di investire i propri attivi prevalentemente in titoli azionari quotati sulle più importanti piazze finanziarie mondiali. La caratteristica principale di questi strumenti  è che la gestione delle somme conferite avvenga privilegiando l’investimento in equity che deve rappresentare per statuto almeno il 70% del portafoglio. CFS Rating è allineata all’interpretazione di Assogestioni ed inserisce nella categoria Azionari Internazionali tutti quegli OICR che, di base,  presentano le precedenti caratteristiche, includendovi quei fondi che investono i loro attivi anche (ma non in maniera rilevante) in titoli azionari di mercati emergenti. La naturale peculiarità dei fondi della categoria è l’ampia diversificazione settoriale e geografica che contraddistingue la maggior parte dei portafogli.

Chi si accinge a sottoscrivere o solo a valutare un prodotto azionario internazionale è opportuno che sia al corrente di quali mercati sta per considerare. Innanzitutto l’investitore deve essere consapevole che la diversificazione geografica del mercato di riferimento(CFS Rating lo identifica con l’indice MSCI World) è sì ampia, ma oltre il 55% del peso complessivo del mercato è rappresentato dalla borsa statunitense; se a questo si aggiunge un buon 4% di esposizione al Canada, si può concludere che, mediamente, ben il 60% del portafoglio di questi strumenti finanziari è esposto al mercato nordamericano; il peso del mercato europeo viaggia intorno al 25%. Più sotto riportiamo il peso degli altri Paesi che compongono l’indice (tutti Paesi cosiddetti sviluppati) ed indichiamo, inoltre, come sono rappresentate le varie componenti industriali.

 peso paesi

 

Una considerazione da fare è che, in assenza di una dichiarata politica di hedging (copertura del rischio di cambio) da parte del gestore, l’investimento in un OICR internazionale espone il risparmiatore ad un rischio valutario, oltre che al rischio di mercato. E, come possiamo intuire dalla tabella di sinistra, il rischio cambio insiste mediamente su oltre l’80% dell’investito (USA+UK+Giappone+Canada+Australia+………). La gestione del rischio cambio può essere riportata a tre casistiche principali: la maggior parte dei fondi presenti nella categoria si concentra sull’investimento in titoli ed non adotta una politica di copertura del rischio cambio, lasciando che le performance siano “aggiustate” (verso l’alto o, ahinoi, verso il basso) a seconda che l’euro si sia svalutato o si sia apprezzato rispetto alle valute sottostanti l’investimento. Un secondo approccio è rappresentato da una politica di totale copertura del rischio cambio. Questa impostazione è solitamente indicata all’interno dei KIID (Key Investor Information Document) e spesso, ma non sempre,  viene segnalata all’interno della denominazione ufficiale dei prodotti che SGR e Sicav collocano con “H”, “Hedge” o “Hdg”. Affidarsi ad un gestore che adotta una politica di totale copertura del rischio cambio significa ridurre al minimo l’impatto delle fluttuazioni delle valute sottostanti all’investimento. In questo caso, si va a neutralizzare gli effetti positivi di una svalutazione della divisa di casa (nel nostro caso, l’euro) e, al contrario, ci si mette al riparo dagli effetti negativi di una sua rivalutazione. Infine, svariati OICR adottano una politica di gestione attiva del rischio valutario in base alla quale calibrano le coperture secondo le proprie aspettative sull’andamento delle valute sottostanti l’investimento.

Dopo aver evidenziato quali possono essere le variabili che influenzano le performance e i profili di rischio dei fondi, andiamo ad osservare come queste componenti si sono mosse, nei diversi orizzonti temporali, sino ad oggi.

 

 

I dati mostrati si riferiscono al 21 ottobre 2014 e sono espressi in euro, rispecchiando quindi il punto di vista di un investitore del Vecchio Continente. Rappresentano quindi gli andamenti dei relativi mercati considerando anche l’effetto cambio.

Esulando da un’analisi dettagliata sull’andamento delle principali valute possiamo però ribadire che la valuta che condiziona inequivocabilmente le performance degli OICR internazionali è il dollaro statunitense. Il biglietto verde dal 2008 ha progressivamente (con una certa volatilità) rafforzato il proprio valore nei confronti della moneta unica europea (l’euro si è svalutato di circa il 20%); ma se il 2012 ed il 2013 sono stati anni caratterizzati da un movimento opposto a quello appena descritto (con il dollaro passato da 1.20 a 1.40), nel 2014 si è assistito di nuovo ad una sua forte rivalutazione dovuta all’instabilità dell’Eurozona ed ai continui annunci da parte della FED di un rientro dalle politiche fortemente espansive adottate. Da inizio anno, sino al 30 settembre, l’euro ha perso quasi il 7%.

Ritornando alla tabella si nota come il mercato azionario americano a cinque anni abbia overperformato gli altri principali mercati (anche al netto di una rivalutazione del dollaro che pesa per circa il 30%). Stesse conclusioni possono essere fatte per gli altri orizzonti temporali da cui si evince una relativa minore tendenza al rialzo dei mercati Euro che riflette le tensioni dell’Eurozona.

Gli ultimi 30 giorni, invece, sono stati caratterizzati da una significativa correzione dei corsi che si è manifestata con più vigore sui mercati del Vecchio Continente. La correzione sembra essersi arrestata e le borse hanno già intrapreso la via del rimbalzo, ma è indubbio che lo scenario attuale sia caratterizzato da non poche zone d’ombra.

In tale contesto, nella classifica stilata per rating (dati al 30 settembre 2014) troviamo:

 

 

Il primo prodotto, che troveremo anche nelle classifiche degli OICR maggiormente performanti sui 3 e sui 5 anni, è un comparto appartenente alla sicav UOB Global. Si tratta di una sicav poco presente tra le diverse realtà distributive italiane. Presenta performance di grande spessore su tutti gli orizzonti temporali considerati e si tratta di un prodotto abbastanza particolare poiché è spostato strutturalmente verso l’investimento in titoli azionari a stelle e strisce (almeno il 65% per statuto).

Performance meno eclatanti (sempre da top performer), ma volatilità maggiormente sotto controllo per il fondo GS Gl. CORE Eq. Port. Base Close /usd, prodotto che per determinare i titoli da detenere in portafoglio si avvale di una tecnica di gestione proprietaria definita “CORE” che ha come obiettivo la previsione dei prezzi dei titoli.

Il MFS Meridian Gl. Concentrated A1 /usd è un OICR gestito attraverso un approccio blend molto selettivo. Questo significa che il portafoglio del fondo è solitamente  molto concentrato (usualmente non più di 50 titoli) ed è il risultato di un approccio di tipo bottom up incentrato su analisi di tipo fondamentale che sono finalizzate alla selezione sia di titoli sottovalutati che di titoli aventi un potenziale di crescita ritenuto sopra la media. Anche questo prodotto ha un buon track record a tre ed a cinque anni, mentre ad un anno il fondo sembra aver perso un po’ di smalto.

Nell’ultimo anno, i fondi più performanti sono stati i seguenti:

 

La media di categoria, come si può osservare è stata di oltre 14 punti percentuali, ma i primi della classe hanno conseguito performance anche doppie. Il migliore è stato MS Gl. Opportunity A /usd fondo della Morgan Stanley che ha mostrato un ottimo andamento anche a tre anni, esponendo però gli investitori ad una volatilità molto superiore rispetto alla media della categoria. Si tratta di un fondo caratterizzato da uno stile di gestione “growth”, ossia da una gestione che privilegia i titoli con un presunto potenziale di crescita superiore alla media.

Ci soffermiamo brevemente anche sul Vontobel Sust. Global Leaders B /usd, un prodotto di relativa nuova costituzione (non possiede ancora il track record triennale necessario per attribuirgli un rating) che “sfodera” un rendimento a un anno molto interessante frutto di una politica di gestione basata sulla ricerca e l’investimento su titoli di società leader nel proprio settore, che contribuiscono inoltre ad un sistema economico sostenibile.

Ed infine evidenziamo i comparti più efficienti, ossia i prodotti caratterizzati dal miglior rapporto rendimento/rischio:

 

 

 

In queste speciali classifiche, che vedono gli OICR analizzati contemporaneamente per le due componenti più interessanti, volatilità e rendimento, osserviamo che i prodotti presenti non sono sempre quelli più performanti. Questo significa che all’interno della categoria ci sono fondi che, pur lasciando per strada qualche punto percentuale di rendimento, riescono ad ottenere dei risultati complessivi importanti grazie ad un’attenta gestione del rischio. A tre anni, ad esempio, troviamo LO Funds Generation Global P/usd e Anima Valore Globale A che nonostante un rendimento sì superiore, ma non da top performer, remunerano in modo interessante la propria rischiosità.

Sull’orizzonte dei 5 anni, troviamo nuovi prodotti e ulteriori conferme. Nordea 1 Global Stable Eq. BP /eur è un prodotto gestito attraverso un approccio quantitativo che mira a far emergere azioni con un andamento stabile dei rendimenti e delle quotazioni, e con valutazioni contenute. Il processo privilegia ad esempio società con utili, dividendi e cash flow stabili ed evidentemente tale approccio ha rispettato le aspettative vista la posizione di testa nella speciale classifica stilata per efficienza.

Altro prodotto da segnalare è il Vontobel Gl. Equity B /usd che sui 5 anni propone un ottimo mix rischio rendimento e che a tre anni non rientra nella top five a causa di una performance 2013 un po’ debole rispetto alla media e che pesa non poco sull’economia dei risultati a tre anni.

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