02/04/2023

Asset Allocation Aprile 2023

Nel mese di marzo sono saliti sia i mercati obbligazionari che gli azionari e mentre i problemi del settore bancario americano giustificavano una discesa dei rendimenti, i rialzi dei mercati azionari appaiono meno giustificati e sno a nostro avviso da sfruttare per ridurre al 50% l'esposizione sugli azionari.
Una ulteriore riresa dell'indice SP500 verso i 4300 punti giustificherebbe una riduzione dell'esposizione al 30% essendo poco probabile che Wall Street riesca a superare i massimi del 2021.  Non bisogna poi dimenticare che il bull market dura da 14 anni e un'inversione è ora abbastanza probabile.

 

I MERCATI OBBLIGAZIONARI
Il trimestre si è chiuso positivamente per i mercati obbligazionari nonostante le pressioni inflazionistche globali stiano rientrando molto più lentamente del previsto, sia negli Stati Uniti che in Europa. Venerdì è uscita la prima stima dell'inflazione nell'area Euro, e la variazione tendenziale dell'indice Core è addirittura salita al 5,7%.
I rendimenti dei Treasurys decennali hanno chiuso il mese di marzo a 3,47% nonostante un altro rialzo dei tassi da parte della Federal reserve di un quanrto di punto, e quelli dei titoli a due anni al 4,04% nonostante i tassi breve al 5%: scontano già una ridiscesa dei tassi nella prima metà dell'anno prossimo. I rendimenti dei Bund decennali sono finiti al 2,28% e quello dei BTP a 4,07%, entrambi scendendo di mezzo punto percentuale nel corso del mese, come del resto i rendimenti del Treasury decennale.
I mercati dei titoli di Stato hanno reagito positivamente ai segnali di instabilità del sistema finanziario globale, con i problemi alle banche regionali americane che hanno portato a uno spostamento dei depositi verso quell maggiori.
E' probabile che i problemi dei sistema bancario non siano rientrati definitavamente e se a questo aggiungiamo la progressiva discesa dei tassi di inflazione nei prossimi mesi è probabile che i rendimenti dei titoli di Stato rimangano deboli anche nel corso del secondo trimestre nonostante non sia stato ancora raggiunto il picco dei tassi a breve e nonostante le curve dei rendimenti siano notevolmente invertite.
Le parti intermedie a 2-5 anni dei titoli Investment Grade offrono ancora un rendimento interessante e un rischio modesto rispetto ai titoli a lungo termine.
Più rischiosi i titoli ad alto rendimento, non essendo ancora chiaro l'impatto del rallentamento della crescita sui default degli emittenti: una correzione dei mercati azionari poi penalizzarebbe soprattutto questo comparto.

MERCATI AZIONARI
Nel corso del mese di febbraio i mercati azionari hanno recuperato le perdite del mese precedente nonostante le notizie negative provenienti dal settore bancario: l'ampia discesa dei corsi obbligazionari dell'anno scorso hanno avuto un impatto notevole sugli attivi bancari ed è improbabile che i problemi siano rientrati velocemente come sembrerebbe guardando la veloce ripresa dei mercati azionari.


L'indice Stoxx50 europeo è quasi tornato sui massimi degli ultimi dieci anni grazie al peso dei titoli Value (grafico a destra), mentre l'SP500 a 4100 punti è ancora lontano dal massimo del 2021 a quota 4800 (grafico in basso).
Non è stato ancora toccato l'obiettivo a quota 4300 dove sarebbe consigliabile ridurre l'esposizione sui mercati azionari, ma è prudente anticipare tale riduzione ai livelli attuali degli indici azionari, riportandola al 50%: un ulteriore rialzo verso quota 4300 giustificherebbe poi una riduzione al 30%, essendo sempre meno probabile che Wall Street riesca a superare il massimo del 2021 con le politiche fiscali e monetarie molto meno accomodanti che in quel periodo.
L'instabilità dei sistemi bancari e il rallentamento delle principali economie sono altri fattori che giustificano una maggiore prudenza.
I mercati emergenti appaiono meno rischiosi in virtù delle valutazioni più ragionevoli in termini di P/E.

Gli investitori con un'ottica di lungo termine dovrebbero poi tener presente il fatto che abbiamo superato i 14 di rialzo dei mercati azionario, e si avvicina sempre di più una fase ribassista di lungo termine.  I dattori che potrebbero causarla sono ad esempio una crisi geopolitica, oppure una crisi del debito: il debito Federale e non Federale negli Stati Uniti ha superato il 370% del PIL e il rialzo dei rendimenti potrebbe averre un impatto notevole sui debitori.

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