I fondi di questa categoria investono nei mercati emergenti europei. L'indice MSCI Emerging Markets Europe - fra i più usati per questo segmento - è composto da quasi 200 titoli e copre completamente la capitalizzazione di mercato di ciascun paese.
Il portafoglio si concentra molto nei primi dieci titoli, che hanno un peso attorno al 40%. Fra di essi segnaliamo Gazprom, Lukoil Holding, Magnit, Sbarbank Russia, Novatek, tutte banche o colossi energetici russi. La tabella di seguito mostra la lista dei paesi europei considerati mercati emergenti da MSCI.
Il breakdown geografico evidenzia come il portafoglio sia sbilanciato poprio a favore della Russia, che pesa complessivamente circa metà di esso. Altri paesi importanti sono la Polonia e la Turchia, entrambe attestate su un peso di circa venti punti. Resta poco spazio per Grecia, Ungheria e Repubblica Ceca.
Considerato il peso delle aziende del gigante europeo, il settore più pesante non può che essere quello energetico, seguito dal settore finanziario. Anche le materie prime e ibeni di consumo rivestono un certo ruolo nel paniere.
Le turbolenze geo-politiche innescate dalla crisi russo-ucraina e la crisi del prezzo del petrolio hanno penalizzato la crescita delle economie dell’area che segnano risultati inferiori rispetto all’indice globale dei mercati emergenti. Risalendo al 2014, esso è stato influenzato dal tracollo del mercato russo il cui benchmark in dollari ha perso il 29%, mentre nel 2013 segnava un rendimento leggermente negativo.
Sono oltre trenta i comparti che investono in quest’area dell’Europa, il cui contesto politico-economico come abbiamo visto è segnato da turbolenze ed è più rischioso rispetto ad altri mercati. Le opportunità offerte dalla crescita dell’area e in particolare del mercato russo e turco, tuttavia continuano a essere valide. In prospettiva il numero di OICR potrebbe crescere.