Il tanto atteso dato dell’inflazione USA di agosto non ha portato grandi scostamenti dalle previsioni con l’indice Core che ha mostrato un aumento tendenziale del 4,3% in discesa dal 4,7% di luglio, mentre l’indice globale è uscito un po’ più alto del previsto a +3,7% a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia. Wall Street si è mossa intorno alla parità per l’intera giornata per poi chiudere a +0,12% se guardiamo all’indice SP500 (grafico in basso).
Il DowJones ha chiuso invece in ribasso mentre il Nasdaq ha guadagnato qualcosa di più grazie al +2,56% di Amazon, al +1,43% di Tesla e al +1,37% di NVIDIA. Da notare il –1,19% della Apple nonostante sembri che il governo cinese abbia smentito il divieto ai dipendenti pubblici di utilizzare cellulari stranieri.
In ribasso i petroliferi Chevron ed Exxon Mobil nonostante il petrolio WTI abbia chiuso la giornata a 88,90 dollari al barile e il Brent a 92,20. Deboli anche i bancari con Wells Fargo che ha perso lo 0,71%.
Il mercato dei Treasurys ha chiuso in rialzo dopo una reazione immediata negativa al dato dell’inflazione e il rendimento del Treasury decennale è finito a 4,25%: sembra che gli i mercati stiano scontando la fine della fase restrittiva delle banche centrali nonostante il dato odierno si possa interpretare in entrambi i sensi: il fatto che il petrolio sia ripartito al rialzo non è incoraggiante per l’andamento del tasso globale dei prezzi e limita il potenziale di discesa dell’indice Core.
Nessuna reazione del mercato dei cambi con il dollaro che ha chiuso a 1,0730 contro l’Euro e 147,50 contro lo Yen, il leggero rafforzamento nei confronti di entrambe le valute.
L’attenzione degli investitori è oggi puntata sulla decisione della BCE sui tassi di interesse, che dovrebbero rimanere invariati, e quindi nel pomeriggio sul dato americano dei prezzi alla produzione di agosto, previsti a +0,4% sul mese precedente, e sulle vendite al dettaglio di agosto, oltre al dato di ogni giovedì le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione.