Outlook settimanale

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L’evento principale della scorsa settimana è stato il dato sulla disoccupazione USA di agosto, pubblicato venerdì. La sorpresa non è arrivata solo dai 22 mila nuovi occupati, ma anche dalla revisione al ribasso del dato di giugno, passato a –13 mila: l’economia statunitense non registrava una perdita di posti di lavoro dai mesi del COVID. Il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%.

Questi numeri sono coerenti con l’indice ISM manifatturiero, che tuttavia si basa su indagini presso imprese e famiglie e quindi rimane meno affidabile, essendo soggetto a forti revisioni. I dati “hard” raccontano uno scenario più solido: la spesa dei consumatori a luglio è aumentata dello 0,5% su base mensile, dopo il +0,4% di giugno, indicando un quadro meno negativo di quanto i survey possano far pensare.


I MERCATI OBBLIGAZIONARI

Il rendimento del Treasury decennale è sceso al 4,09%, in quanto i dati sul lavoro hanno rafforzato le attese di un taglio dei tassi da parte della Fed già a metà mese (grafico in basso). Anche i rendimenti europei hanno seguito la stessa direzione: il Bund è sceso al 2,66% e il BTP al 3,51%.

 

 

La congiuntura macro europea resta debole: in Germania gli ordini all’industria hanno registrato un calo del 3,4% su base annua. Questa settimana l’attenzione sarà rivolta all’inflazione USA di agosto, in uscita giovedì, con previsioni di un +2,9% tendenziale dopo il +2,7% del mese precedente. Nella stessa giornata si terrà anche la riunione della BCE, che dovrebbe mantenere invariati i tassi al 2,15%.

Dopo l’ottima performance dei mercati obbligazionari negli ultimi giorni, è probabile ora un atteggiamento più cauto. Va ricordato inoltre che, in occasione del precedente taglio di metà settembre, i Treasury avevano perso terreno nei tre mesi successivi: un monito utile per le prossime settimane.


I MERCATI AZIONARI

L’indice S&P 500 ha chiuso la settimana in lieve rialzo, dopo un avvio negativo. Venerdì la reazione al dato sulla disoccupazione è stata contrastata: inizialmente l’indice ha toccato nuovi massimi storici sostenuto dalle aspettative di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, per poi ripiegare bruscamente, complice il riaffiorare dei timori di un rallentamento congiunturale.

Il Nasdaq ha mostrato una forza relativa maggiore, trainato dal +10% di Alphabet dopo la sentenza favorevole di un tribunale federale che ha respinto l’ipotesi di divisione dell’azienda e autorizzato i pagamenti verso Apple per mantenere Google come motore di ricerca predefinito su Safari. Anche Apple ha beneficiato della notizia, chiudendo la settimana in rialzo.

Da notare come l'esposizione degli investitori americani sui mercati azionari sia sui massimi storici:


Dal punto di vista tecnico, la posizione dei mercati non è cambiata rispetto alla scorsa settimana. Le valutazioni restano estremamente elevate, soprattutto alla luce di una congiuntura in indebolimento. Tuttavia, mancano ancora segnali concreti di inversione del trend rialzista principale: il riferimento chiave rimane la soglia dei 6.343 punti, la cui rottura al ribasso costituirebbe un campanello d’allarme (grafico in basso).


Da segnalare la posizione tecnica più fragile del DAX tedesco, che negli ultimi mesi era stato il mercato europeo più positivo. L’indice si sta avvicinando al supporto in area 23.377 punti (grafico in basso) e un’eventuale discesa al di sotto di questo livello costituirebbe un primo segnale di inversione del trend rialzista.

KEY TAKEAWAYS

In sintesi, i mercati azionari restano in equilibrio tra due forze contrapposte: da un lato le attese di tagli ai tassi che sostengono le valutazioni, dall’altro i segnali di rallentamento della congiuntura che alimentano la cautela.

Nelle prossime settimane i dati sull’inflazione USA e le decisioni delle banche centrali saranno determinanti per capire se il trend rialzista potrà proseguire, sostenuto dalle attese sui tassi, o se invece prenderanno corpo segnali di maggiore volatilità.

 

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