A cura di Luca Simoncelli, Investment Strategist di Invesco
La riunione della Fed è l’evento principale della settimana, un taglio di 25 punti base è scontato dal mercato mentre il cammino dei tassi per i successivi mesi è più incerto. I dati sull'occupazione che arrivano da fonti del settore privato e sondaggi si stanno indebolendo. L’inflazione si è confermata al disopra del target del 2% anche nell’ultima lettura dell’indice PCE, che nella componente core si è stabilizzato al 2.8% su base annua. I prezzi al consumo sono tuttavia in fase laterale, segnali concreti di ripresa al rialzo sono assenti, le pressioni salariali sono infatti in diminuzione ed il dato sul costo del lavoro che sarà pubblicato in settimana acquista maggiore importanza, mentre la fiducia dei consumatori americani continua a ridursi come le aspettative di inflazione futura.
In questo contesto, non tagliare i tassi d’interesse proprio in una fase di tendenza della disoccupazione al rialzo, potrebbe risultare un errore di politica economica, c’è il rischio che il mercato possa considerare la Fed “dietro la curva” se effettivamente il raffreddamento dell’occupazione dovesse confermarsi. Le posizioni all’interno del comitato FOMC saranno contrastanti ed è probabile che ci saranno tre dissensi nella votazione, cosa che non avviene dal 2019 e che è successo solo nove volte dal 1990. Anche le proiezioni economiche verranno aggiornate, tasso di disoccupazione ed inflazione saranno entrambi aggiustati al rialzo e sulla dot-plot dovrebbe rimanere un solo ulteriore taglio nel 2026 come posizione mediana del comitato.
Nel complesso il mercato interpreterà la mossa della Fed come un “taglio-hawkish”, cioè tassi ritoccati al ribasso ma nessuna convinzione nel continuare su questa strada per il futuro, un compromesso che Powell è pronto a sposare sapendo che la porta ad ulteriori tagli rimane comunque aperta.
Inoltre, qualsiasi indizio sui piani della Fed nella gestione del proprio bilancio sarà cruciale. La banca centrale statunitense ha già ridotto il suo bilancio, arrivato ad un picco di circa 9 trilioni di dollari, di circa 2,5 trilioni ma ha smesso di ridurlo dal primo dicembre; la definizione delle modalità nei prossimi acquisiti di titoli a breve termine è un passaggio chiave su cui mercato attende dettagli. Allo stesso tempo l’ufficialità dell’incarico come nuovo presidente Fed a Kevin Hassett, che sembrava imminente, è stata rimandata.
Il governatore della Bank of Japan, Ueda, ha dichiarato la settimana scorsa che avrebbe preso una posizione riguardo a un possibile aumento dei tassi durante la riunione di dicembre. Successivamente, il ministro delle finanze ha dichiarato che l’attuazione della politica monetaria rimane in autonomia in mano alla BOJ. I mercati hanno quindi scontato un aumento dei tassi già a dicembre, portando ad un rialzo del rendimento dei JGB a 10 anni arrivato in area 2%.
Successivamente il PIL reale del Giappone nel terzo trimestre è diminuito del -2,3% su base annua trimestre su trimestre, un passaggio a vuoto solo temporaneo ma che va a complicare il quadro per la BOJ. D'altra parte, questa debolezza potrebbe rafforzare la spinta del primo ministro Takaichi per un pacchetto di stimolo su larga scala.
La volatilità sui tassi a lungo termine giapponesi dovrebbe rimanere elevata per le prossime settimane, la correlazione con altri mercati governativi, soprattutto quelli ad elevato debito pubblico, è infatti aumentata. Le dinamiche nei flussi d’investimento da parte del primo paese esportare di attività finanziarie può avere ripercussioni anche sui mercati valutari e, tramite la cosiddetta carry-trade, sul sentiment di mercato più in generale.
I leader cinesi hanno fatto del rafforzamento della domanda interna la loro priorità economica per il 2026, suggerendo al contempo un approccio pragmatico in materia di stimolo fiscale. Ribilanciare l’economia, per cui la domanda interna sia il principale motore e costruire un mercato interno forte, sono le linee guida emerse dalla riunione di dicembre del Politburo guidato dal presidente Xi. Le autorità hanno anche promesso di far crescere "nuove forze produttive", suggerendo che misure forti per limitare la capacità produttiva in eccesso siano improbabili. Questa settimana i dati su prezzi al consumo ed alla produzione forniranno un aggiornamento sulle pressioni deflattive che bassa fiducia dei consumatori e surplus produttivo continuano ad alimentare.