Goldman Sachs: rivalutando i rischi, non il regime

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Il messaggio della Fed di mercoledì è arrivato come una sorta di scossa per il mercato dei tassi statunitensi, che attribuiva un’elevata probabilità al proseguimento di tagli costanti fino al prossimo anno. Sebbene l’andamento del ciclo prepari il terreno per un maggiore dibattito in futuro, il percorso di politica monetaria probabilmente dipende ancora dalle sorti del mercato del lavoro. Continuiamo a preferire posizioni che beneficiano della sottoperformance della parte intermedia della curva e posizioni lunghe sull’inflazione futura.

Con la fine del quantitative tightening (QT) della Fed ora chiarita, vediamo margine per un certo sollievo nelle pressioni di finanziamento legate alla normalizzazione del conto del Tesoro (TGA), il che potrebbe consentire alla Fed di mantenere il bilancio stabile per un periodo prolungato.

La nostra ipotesi di base è che il taglio di mercoledì sia stato l’ultimo del ciclo per la Bank of Canada (BoC), ma riteniamo che il bilanciamento dei rischi favorisca posizioni lunghe sul CORU6.

La Banca Centrale Europea (BCE) ha offerto pochi cambiamenti nelle prospettive di politica monetaria, minimizzando i recenti dati macroeconomici deludenti e sottolineando invece una prospettiva di crescita equilibrata. Il premio sui tagli fino a giugno non appare eccessivo, ma pensiamo che i tassi terminali tenderanno a salire gradualmente nel tempo.

Abbassiamo le nostre previsioni sui Gilt (titoli di Stato britannici) e ci aspettiamo che i tagli della Bank of England (BoE) e un bilancio disinflazionistico promuovano un’ulteriore sovraperformance relativa rispetto ai Treasury USA e ai Bund tedeschi.

La minore incertezza riguardo al percorso della Bank of Japan (BoJ) e alla politica fiscale ha sostenuto un calo dei rendimenti a lungo termine in Giappone; ci piace sfruttare la recente compressione della volatilità per posizionarci in modo che questa tendenza continui, e preferiamo detenere opzioni “receiver” 1m30y in JPY.

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