01/01/2025

Asset Allocation Gennaio 2025

Il mese di dicembre ha visto Wall Street toccare nuovi massimi storici per poi scendere negli ultimi giorni e chiudere in  territorio negativo, come del resto gli indici europei, mentre Tokyo ha chiuso il mese a +4%.

Mancano ancora chiari segnali di inversione del trend rialzista di lungo termine, ma rimaniamo dell'idea che i rischi siano troppo elevati per mantere posizioni significative sui mercati azionari e favoriamo quelli obbligazionari, i cui rendimenti rimangono più che attraenti.

I mercati obbligazionari sono ridiscesi nel corso del mese e ora i rendimenti a lungo termine appaiono più interressati, con un rapporto rischio/rendimento favorevole: preferiamo i titoli Investment Grade a quelli ad alto rendimento essendo lo spread di rischio credito sceso eccessivamente.

Continuiamo poi a favorire un'esposizione sui metalli preziosi, argento in particolare.

I MERCATI OBBLIGAZIONARI 

Il mese di dicembre ha visto i rendimenti a lungo termine avvicinarsi ai massimi di inizio anno nonostante un nuovo taglio dei tassi a breve da parte della Federal Reserve e della BCE: la banca centrale americana ha ridotto i tassi di un punto percentuale in tre mesi, ma dal taglio di metà settembre il rendimento del Treasury decennale è salito di un punto dal 3,6% al 4,6% (grafico a destra) e ora la curva dei rendimenti ha finalmente una pendenza leggermente positiva. 

I dati sull’inflazione PCE americana di novembre sono stati migliori del previsto, ma gli investitori non sembrano favorire i titoli a lungo termine visto che le previsioni della Fed limitano allo 0,5% lo spazio di ulteriori riduzioni dei tassi nel corso del 2025. 

I rendimenti europei hanno solo in parte seguito il rialzo di quelli americani viste le prospettive più deboli per la congiuntura economica nell’area Euro e le aspettative di riduzioni maggiori dei tassi: il rendimento del Bund  ha chiuso l’anno al 2,36% e quello del BTP decennale al 3,52%. 

Riteniamo ora favorevole ai titoli a lungo termine il rapporto rischio/rendimento e giustificato un aumento della duration dei portafoglio obbligazionari: è probabile che le sorprese dal fronte economico varranno in futuro da una congiuntura globale più debole del previsto,  Il problema del notevole fabbisogno americano non dovrebbe essere un fattore negativo nel breve termine, anche perché è probabile che la politica fiscale negli Stati Uniti sia costretta a divenire sempre più restrittiva.   

Un mercato da considerare in un’ottica di diversificazione del portafoglio è quello dei titoli di stato australiani: il decennale ha un rendimento netto di un punto percentuale sopra a quello dei BTP nonostante il rating AAA e il bilancio pubblico in attivo e il rischio cambio contro l’Euro è modesto. 

I MERCATI AZIONARI 

L’anno si è chiuso positivamente per i mercati azionari anche se il mese di dicembre ha visto qualche presa di beneficio soprattutto sui principali titoli tecnologici americani che erano saliti notevolmente come NVIDIA: l‘indice SP500 ha guadagnato il 23% nel corso dell’anno anche se ha perso il 3% circa in dicembre (grafico in basso).  Lo Stoxx600 europeo ha perso il 2% nel mese, ma Tokyo ha guadagnato il 4%. 

Tra i mercati europei il DAX rimane il più brillante, Milano è ferma da sei mesi e Parigi è la peggiore praticamente invariata sui livelli di inizio anno. 

Negli Stati Uniti è proseguito il trend verso la concentrazione degli indici in pochi titoli visto che Apple, NVIDIA e Microsoft hanno raggiunto i 10 trilioni di capitalizzazione sui 55 trilioni totali: è un fenomeno che rende più rischiosa l’esposizione azionaria riducendo il pregio della diversificazione del portafoglio, visto che basterà qualche notizia negativa sui tre titoli per avere un impatto negativo esagerato sugli indici. 

Mancano ancora segnali affidabili di fine del trend rialzista di lungo termine, ma i valori sono ora più chiari: da monitorare l’area 5560/5537 per l’S&P500 in quanto una discesa sotto il livello inferiore sarebbe un primo segnale di inversione mentre 4938 è il livello da non superare perché non inizi un  mercato ribassista di lungo termine. 

Un nuovo massimo degli indici è sempre possibile, anche se poco probabile, ma almeno è chiaro come proteggere le posizioni rialziste essendo definiti a livelli di supporto da rispettare.  Il rapporto rischio/rendimento rimane sfavorevole ai mercati azionari, ma questi possono rimanere irrazionali nonostante le valutazioni storicamente molto elevate e proseguire al rialzo: le posizioni ribassiste sono pertanto ancora da evitare, ma quelle rialziste devono essere protette da una probabile inversione del trend. 

I fattori di rischio sono notevoli, dal sistema bancario americano molto fragile alla situazione geopolitica, dalla notevole esposizione azionaria degli investitori istituzionali, con livelli di cash storicamente molto bassi, ai rendimenti obbligazionari molto competitivi e superiori ai rendimenti azionari. 

 

 

 

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