23/03/2023

Scendono azioni, rendimenti obbligazionari e dollaro dopo la Fed

La Federal Reserve ha alzato i tassi a breve di un quarto di punto portandoli al 5% e ha segnalato la probabilità di un altro quarto di punto da qui a fine anno, ridimensionando quindi l'impatto delle crisi bancarie sulla politica monetaria. Da un lato quindi questa settimana la Fed ha finanziato per 300 miliardi di dollari il sistema bancario, pertanto andando in direzione opposta alla riduzione dell'attivo di bilancio (quantitative tightening), e dall'altro prosegue nel rialzo dei tassi per combattere l'inflazione, separando quindi la politica monetaria dalla gestione delle crisi bancarie attraverso la gestione della liquidità (riserve bancarie presso la Fed attraverso repo operations), un esercizio molto difficile, ma che al momento sembra funzionare perchè il mercato dei Treasurys sembra reggere: il problema per il sistema bancario sarebbe se scendessero ancora i corsi obbligazionari, ma anche in questo caso la Fed potrebbe intervenire con repo senza imporre alle banche il mark to market dei titoli, in altre parole comprandoli al costo storico.
La reazione del mercato azionario è stata positiva dopo l'annuncio, ma sono poi intervenute le vendite, cosa ovvia dopo tre giorni di rialzi e che era da aspettarsi indipendentemente dalla decisione della banca centrale, e l'SP500 ha perso l'1,65% (grafico a destra) finendo sui minimi della giornata.
I mercati obbligazionari hanno invece reagito positivamente con il TBond che ha chiuso a 131,75 recuperando due punti dai minimi della giornata mentre il rendimento del Treasury decennale è finito a 3,45% dopo un'apertura sopra quota 3,60%. La reazione positiva del mercato obbligazionario potrebbe essere spiegata dal fatto che la stima della FOMC dei tassi a breve per fine anno implica solo un altro rialzo di un quarto di punto dei tassi a breve, e quindi il mercato vede ormai la fine del rialzo dei tassi: la curva dei rendimenti rimane però molto invertita con il rendimento dei decennali 150 basis  sotto quello overnight.
Il dollaro ha reagito molto negativamente all'annuncio seguendo i rendimenti obbligazionari e l'Euro ha chiuso a 1,0860 mentre lo Yen è finito a 131,40.
Il petrolio non ha seguito il ribasso del mercato azionario e il WTI ha chiuso a 69,90 dollari al barile.
Dal fronte macro è da notare l'inflazione inglese di febbraio superiore alle attese uscita ieri che dovrebbe portare a un aumento dei tassi di un quarto di punto da parte della Bank of England alla riunione di oggi, mentre i dati americani di oggi pomeriggio sono di secondaria importanza, dalle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione alle vendite di nuove case e all'indice della Chicago Fed della congiuntura di febbraio.

 

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