02/12/2019

Apertura di settimana positiva per i mercati azionari

Wall Street ha chiuso venerdì con un ribasso dello 0,4% a 3135 punti (grafico a destra) in una seduta caratterizzata dal volume e orario ridotti per la festività del Ringraziamento: iniziano ad emergere seri dubbi sulla possibilità che venga chiuso in tempi brevi la fase uno del negoziato tra Stati Uniti e Cina ed è di ieri l’articolo del quotidiano cinese Global Times – pubblicato dal People’s Daily l’organo ufficiale del Partito Comunista – secondo il quale la Cina insiste sul fatto che gli Stati Uniti debbano ridurre i dazi in essere come condizione per la firma del trattato.

Venerdì è stata la firma da parte di Trump della legislazione a favore dei dimostranti di Hong Kong a raffreddare gli entusiasmi: si tratta di una legge che richiede al Ministero del Commercio Estero di valutare ogni anno se i diritti umani della ex-colonia vengono rispettati prima di confermare lo status di partner commerciale della Cina: l’impatto pratico è nullo considerando i dazi imposti dall’Amministrazione Trump negli ultimi mesi, ma ha avuto l’effetto di irrigidire la posizione della Cina a fronte di una ingerenza nelle politiche interne.

Venerdì sono stati i principali titoli del listino a subire le naturali prese di beneficio con Amazon che perde un punto percentuale a 1800 dollari e Microsoft a 151,38 dollari in ribasso dello 0,62%: tiene meglio Apple con un -0,22% a 267,25 dollari mentre è Alibaba il titolo più scambiato e chiude a -0,41% a 200 dollari.

I mercati asiatici chiudono con un modesto rialzo e solo Tokyo brilla con un +1%, mentre i mercati cinesi e Seul non vanno oltre il +0,2% nonostante il dato cinese migliore del previsto dell'indice manifatturiero calcolato dalla Caixin per novembre in miglioramenteo a quota 51,8.  Reagisce più il futures sull'SP500 che la Borsa di Shanghai, visto che il futures sale dello 0,3%.

Nonostante la maggiore avversione al rischio che ha visto l’oro guadagnare lo 0,65% il mercato obbligazionario ha perso terreno con il TBond che è sceso sotto quota 158 perdendo quasi due punti dal massimo di venerdì scorso, mentre il rendimento del decennale sale a 1,83%.

Da notare la notevole volatilità del petrolio che venerdì ha perso tre dollari in poche ore finendo appena sopra quota 55 dollari al barile sulla notizia che l'Arabia Saudita non è puiù intenzionata a bilanciare la produzione sopra al limite degli altri paesi, oltre a quella dell'aumento della produzione e scorte americane: questa mattina il WTI rimbalza di un dollaro a quota 56 sia grazie al dato cinese che per le dichiarazioni del ministro iracheno per l'energia circa la possibilità di aumentare i tagli alla produzione alla riunione dell'OPEC di dicembre.

Per la giornata odierna l'attenzione è puntata sui survey della Markit sulla congiuntura dei vari paesi europei e Stati Uniti per novembre, ma soprattutto sull'indice ISM americano dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero per novembre, atteso in miglioramento.

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