30/06/2020

Asset Allocation Luglio 2020

ASSET ALLOCATION

L’ulteriore rialzo degli indici azionari in giugno nasconde delle notevoli divergenze settoriali, con i tecnologici americani che hanno fatto segnare nuovi massimi storici: i mercati scontano una veloce ripresa della congiuntura e sottovalutano i rischi di un peggioramento della situazione sanitaria, ma lo straordinario supporto delle politiche fiscali e monetarie spiegano l’ottimismo degli investitori.

Le valutazioni storicamente molto elevate consigliamo però prudenza e lasciamo quindi invariato il peso del 20% dei mercati azionari nel portafoglio preferito.  Sono poi da evitare i comparti high yield dei mercati obbligazionari.

 

MERCATI AZIONARI

E’ proseguito anche in giugno il recupero dei mercati azionari con quelli europei che salgono del 5% e quelli americani che accentuano la divergenza tra i titoli tecnologici e gli altri titoli: l’indice S&P500 guadagna il 3% (grafico a destra) mentre il Nasdaq sale del 7% superando il massimo storico di inizio anno.  Il DAX e il MIB guadagnano circa il 5%, ma il mercato italiano ha recuperato meno della metà delle perdite di febbrario.

Ha sempre meno senso parlare degli indici dei mercati azionari vista la straordinaria divergenza tra i vari settori: se guardiamo ai primi titoli del mercato americano notiamo un +25% da inizio anno della Apple e della Microsoft (24% e 29% ad essere precisi) e il +50% di Amazon.  Più cauti Google e Facebook con un + 6% e +11% rispettivamente, mentre titoli come JPMorgan hanno perso il 32% e Johnson & Johnson il 2%. Lo stesso vale per i titoli europei, che vedono salire i farmaceutici e i tecnologici mentre sono crollati il settore bancario e quello energetico.

Le previsioni degli analisti sono per un secondo semestre dell’anno molto debole per gli utili aziendali, ma un recupero nel 2021: le previsioni per l’indice SP500 sono di 145 dollari di utili e pertanto l’indice tratta a 21 volte l’utile del prossimo anno (grafico a destra).

I rialzisti giustificano questa valutazione elevata con l’eccezionale stimolo monetario e fiscale adottato nei paesi sviluppati, ma a nostro avviso le previsioni di recupero degli utili sono troppo ottimistiche e le valutazioni attuali offrono più rischi che opportunità.  E’ poi preoccupante la corsa degli investitori verso pochi titoli tecnologici, che trattano a multipli ancora più elevati, mentre forse ha senso riconsiderare alcuni dei settori più penalizzati come quello bancario.  Ancora da evitare il settore energetico, quello automobilistico e quello del turismo.

Manteniamo al 20% l’esposizione sui mercati azionari nel nostro portafoglio preferito.

MERCATI OBBLIGAZIONARI

I mercati dei titoli di Stato hanno perso terreno all’inizio di giugno con il rendimento del Treasury decennale che ha toccato un massimo a 0,93%, ma gli annunci di ulteriori acquisti di titoli da parte della Federal Reserve hanno riportato i mercati sui livelli di inizio mese e il decennale americano chiude il semestre a 0,68% (grafico a destra).  Il rendimento del Bund decennale chiude a -0,44% e quello del BTP a 1,33%.

Le proiezioni della banca centrale americana e della Bce sono di una ripresa della congiuntura molto lenta e i mercati non si attendono un cambiamento delle politiche monetarie estremamente accomodanti nel corso dei prossimi 12 mesi.  Le pressioni inflazionistiche rimangono nulle e nel corso del secondo semestre assisteremo a insolvenze societarie ed è pertanto probabile che i rendimenti dei titoli di Stato dei paesi sviluppati rimangano fermi sui livelli attuali.

Il notevole aumento dell’offerta di titoli sia governativi che societari dovrebbe essere bilanciato dagli acquisti delle banche centrali e un rialzo dei rendimenti appare molto improbabile.

Il discorso è diverso per il comparto dei titoli non Investment Grade: se togliamo le emissioni di aziende che saranno certamente insolventi gli spread sono tornati sui minimi storici e non riflettono il rischio che il peggioramento inevitabile dei bilanci aziendali porti a un aumento del leverage insostenibile.  L'indice globale degli HY in dollari ha comunque chiuso il mese in ribasso (grafico in basso).

E' quindi consigliabile evitare il comparto degli high yield, e anche le emissioni dei paesi emergenti non offrono un buon rapporto rischio/rendimento visto che le risorse dei governi per sostenere le proprie economie sono limitati.

 

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