Nel corso della seconda metà di gennaio abbiamo assistito a una modesta correzione degli indici azionari a seguito dell'espandersi dell'epidemia in Cina e la chiusura negativa è un primo segnale di inizio di una fase di correzione che dovrebbe ridimensionare gli indici di almeno il 10%. Le valutazioni dei mercati rimangono storicamente molto elevate.
I mercati obbligazionari sono tornati vicini ai massimo storici scommettendo su ulteriori ribassi dei tassi americani da qui a fine anno. I titoli ad alto rendimento appaiono piuttosto a rischio in una fase di rallentamento della congiuntura.
L'esposizione azionaria preferita rimane limitata al 20% in attesa di prezzi più interessanti.
MERCATI AZIONARI
Lo scenario di riferimento è velocemente cambiato nella seconda metà di gennaio dopo un’apertura del mese molto positiva, ed è stato l’annuncio del propagarsi del virus cinese a riportare sui mercati una maggiore avversione al rischio dopo settimane di continui rialzi. Si teme un rallentamento della congiuntura globale e una riduzione dei P/E dei mercati azionari, che avevano raggiunto dei livelli molto elevati.
L’indice S&P500 ha chiuso il mese invariato perdendo negli ultimi giorni quanto guadagnato nelle prime tre settimane dell’anno e questo è un primo segnale tecnico di inversione che giustifica aspettative di una correzione di almeno il 10% nel corso delle prossime settimane (grafico a destra).
Il mercato americano è stato anche in gennaio il migliore tra quelli dei paesi sviluppati, in quanto Tokyo ha perso un punto percentuale circa come l’indice europeo Stoxx 600, ma Parigi ha perso quasi il 3% a causa della flessione del settore del lusso (grafico in basso).
Per quanto riguarda i principali titoli di Wall Street le trimestrali di Apple e Microsoft sono state migliori delle attese, quella di Facebook più debole e quella di Amazon si può leggere in entrambi i modi: rimane il fatto che l’utile del colosso dell’e-commerce è stato di 11 miliardi nel 2019 e la capitalizzazione di un trilione di dollari si deve confrontare con questo numero. La trimestrale di Google ha deluso sul fronte del fatturato, ma non negli utili. L’impressione generale è comunque che sia finita la fase di crescita del 30% del fatturato di queste aziende, e che i loro mercati di riferimento stiano diventando mercati maturi.
I dati macro del mese di gennaio sono stati abbastanza in linea con le previsioni confermando il rallentamento della congiuntura globale più in Europa che negli Stati Uniti: la crescita americana nel quarto trimestre è sinora stimata a +2,1% come nel terzo trimestre, ma è scesa bruscamente quella dell’area Euro a +0,1% sul trimestre precedente a causa della flessione dello 0,1% del PIL francese e dello 0,3% di quello italiano.
La sorpresa dell’epidemia in Cina arriva proprio nel momento sbagliato per i mercati azionari, che scontano proiezioni molto ottimistiche sulla crescita degli utili nel 2020. Per l’indice SP500 gli analisti prevedono un utile in aumento del 14,7% a 161,9 dollari dopo il +5,9% del 2019 (grafico a destra).
Al momento la correzione dai massimi dei mercati azionari è stata molto modesta, e continua a prevalere la psicologia dello sfruttare le discese per comprare, ma sia la posizione tecnica dei mercati che i fondamentali giustificano una correzione più ampia di quella vista sinora. E’ quindi consigliabile mantenere invariata la modesta esposizione azionari del 20%.
MERCATI OBBLIGAZIONARI
E’ bastata una marginale correzione dei mercati azionari, sinora limitata al 2-3% dai massimi di metà gennaio, per spingere i mercati obbligazionari vicini ai massimi storici: il rendimento del Treasury decennale è ridisceso all’1,5% e non è lontano dal minimo storico toccato nel 2016 a 1,3% (grafico a destra). Il rendimento del Bund chiude il mese a 0,43% (grafico in basso a sinistra).
La Federal Reserve dopo la riunione di metà gennaio non ha riacceso le aspettative di ulteriori riduzioni dei tassi nel corso dell’anno, ma i mercati scontano una discesa dei tassi a breve dello 0,35% per fine anno, scommettendo sul fatto che la congiuntura globale rallenterà ancora spingendo la banca centrale a un ulteriore allentamento della politica monetaria.
I dati macro sostengono questo scenario, anche se è presto per valutare l’impatto dell’epidemia in Cina sulla congiuntura globale. Le banche centrali si attendono una crescita negli Stati Uniti del 2,0% e nell’area euro all’1,1%, ma è soprattutto questa seconda proiezione ad essere a rischio visto il dato deludente del quarto trimestre del 2019.
I mercati obbligazionari Investment Grade offrono rendimenti molto modesti, ma per il momento non vediamo un rischio di inversione del trend discendente dei rendimenti a lungo termine. E’ invece più a rischio il comparto dei titoli ad alto rendimento, in quanto un rallentamento più significativo della congiuntura avrebbe un impatto sugli spread di credito indebolendo questo comparto.