07/08/2018

Tensioni commerciali: cosa si aspettano i mercati?

A cura di Mark Haefele, Global Chief Investment Officer, UBS

1.Stagione degli utili brillante, ma i titoli growth registrano una sottoperformance.

Grazie ai suoi eccellenti risultati trimestrali, Apple è diventata la prima azienda con una capitalizzazione di 1000 miliardi di dollari e ha contribuito al vigore generalizzato degli utili statunitensi. Più di tre quarti delle società dell’S&P 500 hanno pubblicato le cifre del secondo trimestre, che nell’80% dei casi hanno superato le stime degli analisti, puntando a una crescita dei profitti complessiva pari al 25%. Dietro questa robusta dinamica si cela però una rotazione in termini di stili: in sole tre sedute di contrattazione, terminate il 30 luglio, è avvenuto il passaggio di consegne più netto degli ultimi nove anni tra i titoli growth e quelli value. L’avvicendamento in corso ci sembra destinato a proseguire. L’indice Russell 1000 Value quota con uno sconto del 35% rispetto a quello Growth, il divario più elevato da circa 15 anni a questa parte. A nostro avviso, la relativa convenienza dei settori value ciclici, quali servizi finanziari ed energia, attrarrà un numero sempre maggiore di investitori. Conclusione: ci aspettiamo un rialzo delle azioni value a spese di quelle growth. La crescita degli utili globali resta solida.

2. La BoJ ritocca la sua politica monetaria, ma non dovrebbe innescare un’ondata di vendite globale.

La Bank of Japan (BoJ) ha annunciato che consentirà ai rendimenti dei titoli di Stato decennali di oscillare in una fascia più ampia intorno al suo obiettivo dello 0%, favorendo così un irripidimento della curva, con un impatto positivo sul nostro sottopeso nei JGB a 10 anni. I mercati temevano che questa decisione potesse innescare un ribasso generalizzato delle obbligazioni governative e in effetti i tassi sui Treasury americani a 10 anni sono saliti sopra il 3% nel corso della settimana. Tuttavia, dubitiamo che i rendimenti globali possano registrare un ulteriore aumento significativo. La BoJ ha sottolineato che continua ad attuare un «forte allentamento monetario», la Fed sembra intenzionata a sospendere il ciclo restrittivo nel quarto trimestre a causa delle preoccupazioni sul fronte commerciale e la Bank of England, pur avendo alzato a sua volta i tassi d’interesse la scorsa settimana, prevede di effettuare solo altre due o tre strette nei prossimi tre anni. Conclusione: sovrappesiamo i Treasury decennali e non ci aspettiamo un brusco aumento dei rendimenti obbligazionari globali nei prossimi sei mesi.

3. A causa delle tensioni commerciali, è ancora troppo presto per puntare di nuovo sugli strumenti rischiosi.
La Casa Bianca ha minacciato di aumentare dal 10% al 25% le tariffe su un elenco di prodotti cinesi del valore di 200 miliardi di dollari, innescando un ribasso del 3,5% nell’arco di due giorni per l’indice Shanghai Composite. Un dazio di questa entità avrebbe ripercussioni molto serie sull’economia e potrebbe far calare la crescita statunitense nettamente al di sotto dell’1% nel quarto trimestre. Secondo l’ UBS Investor Watch Pulse, un’indagine svolta presso 500 investitori high net worth (HNWI) americani, il 74% degli investitori residenti negli Stati Uniti si aspetta che le dispute commerciali danneggino l’economia, mentre solo il 18% ritiene che possano avere un impatto positivo. I continui colpi di scena sul fronte delle trattative commerciali corroborano la nostra opinione che sia troppo presto per aumentare le posizioni di rischio. Preferiamo quindi rimanere sostanzialmente neutrali. Conclusione: deteniamo un leggero sovrappeso nelle azioni globali rispetto all’high yield in euro.

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