La decisione di MSCI di inserire titoli cinesi nel proprio indice “MSCI Emerging Markets (EM)” segna un’ importante svolta nel percorso di apertura dei mercati finanziari cinesi ai capitali stranieri. Questo avvenimento giunge dopo alcuni anni caratterizzati da riforme volte a rimuovere i problemi strutturali di trasparenza e governance, che giustificavano la scelta di escludere i titoli cinesi dall’EM Index.
Il processo di inserimento nell’indice sarà graduale, con l’inclusione iniziale di 222 azioni di categoria A (A-Share) che rappresentano lo 0,73% dell’indice EM. Queste azioni, che sono scambiate a Shangai e Shenzhen, si caratterizzano per essere storicamente disponibili in maniera limitata per gli investitori stranieri attraverso programmi speciali riservati a investitori istituzionali globali come il Qualified Foreign Institutional Investor (QFII) e il Renminbi Qualified Foreign Institutional Investor (RQFII).
Per superare le preoccupazioni riguardanti l’apertura dell’indice alle A-Share cinesi, l’MSCI ha innanzitutto ridotto le aspettative iniziali di 448 titoli. Inoltre, un fattore determinante per consentire agli investitori stranieri di superare gli ostacoli posti dai programmi sopra menzionati è stato la scelta di includere solo le azioni negoziabili tramite il programma Stock Connect. Quest’ultimo, introdotto nel 2014 per Shangai ed esteso nel 2016 a Shenzhen, facilità l’accesso straniero alle A-Share con minori restrizioni rispetto al passato.
Nonostante i requisiti di pre-approvazione e altri problemi strutturali legati allo Stock Connect, gli investitori accolgono positivamente quest’annuncio. In una prospettiva di lungo periodo, se la Cina continuerà con le riforme intraprese e considerando la grande dimensione che il mercato cinese ha assunto, si stima che le A-Share possano raggiungere il 15% dell’indice EM. Per gli investitori resta la scelta se accedere direttamente attraverso Stock Connect o tramite fondi di investimento.