14/06/2017

Under pressure: Is inflation Back?

Gli specialisti di Goldman Sachs Asset Management (GSAM) ritengono che una normalizzazione graduale del livello dei prezzi globali sia in arrivo. Gli USA si stanno affacciando verso un lento trend di inflazione globale. I fattori trainanti dell’inflazione si sono identificati prevalentemente nel comparto energetico e domestico, ma nel lungo periodo si ipotizza un contributo anche da parte di altri elementi.

Nell’ultimo quadrimestre si è registrato un trend ascendente nella crescita delle economie dei maggiori paesi sviluppati, mentre i trend inflazionistici non sembrano essersi mossi allo stesso passo. Le forze inflazionistiche si stanno manifestando negli USA anche se ad oggi il tasso di inflazione (il PCE Deflator Core) è sceso all’ 1,5% dall’ 1,8% di inizio anno. Situazione diversa in Europa e in Giappone dove il livello dei  prezzi  fatica a rispondere agli stimoli di politica monetaria.

Negli USA la crescita dei salari non è ancora partita, ma si prospetta nel lungo periodo. Si consideri che lo scorso aprile il tasso di disoccupazione è sceso al 4,4%, ben al di sotto delle stime della Fed (4,7%). Anche in Europa il tasso di disoccupazione sta scendendo gradualmente, ma la regione è ancora caratterizzata da un mercato del lavoro fiacco. In Giappone il tasso di disoccupazione è solo al 2,8%, ma la crescita dei salari è ferma all’1%.

Nonostante il livello di disoccupazione negli USA sia sceso quasi ai livelli pre-crisi finanziaria, l’inflazione salariare non ha ancora mostrato i segni di crescita attesi. La debole risposta dei salari ha posto dei dubbi sulla validità della relazione inversa tra disoccupazione e inflazione salariare (Phillips Curve). Tuttavia bisogna considerare che rispetto alla disoccupazione, i salari impiegano più tempo ad aggiustarsi (sticky). Perciò la relazione descritta dalla Curva di Phillips sembrerebbe essere intatta, ma oscurata dalla presenza di un ritardo temporale. Non mancano i presupposti per una crescita dei salari USA a breve.

In ogni caso la bassa correlazione tra crescita e inflazione nei paesi sviluppati sta creando diverse sfide per i policymakers, ma anche per gli investitori ci sono una serie di elementi a cui prestare attenzione. Infatti se l’inflazione è più sincronizzata con l’andamento della crescita economica di quello che sembra, allora i tassi di rendimento hanno molto spazio per crescere. Lo scenario più probabile risulta essere una crescita graduale dei premi di rischio nei mercati delle obbligazioni statali, iniziando dagli USA.

In conclusione - guardando anche agli altri mercati globali – gli specialisti di GSAM ritengono che l’inflazione in Europa e in Giappone abbia ancora molta strada da percorrere prima di normalizzarsi nonostante sia la BCE che la BoJ stiano muovendo i primi passi verso il tapering del Quantitative Easing. Negli  USA il 2018 è considerato l’anno in cui l’inflazione raggiungerà il suo target (2%). Mentre è il Regno Unito che mostra delle anomalie, infatti la Banca Centrale Inglese ha dovuto attuare una serie di manovre di politica monetaria per contenere e ridurre l’eccesso inflazionistico che si è manifestato nel recente periodo.

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