Il profit warning della Apple ha indebolito solo questo titolo, che ha chiuso in ribasso dell’1,83% a 319 dollari, ma gli altri tecnologici hanno chiuso in rialzo: Microsoft di un punto percentuale a 187,23 dollari, Amazon dello 0,97% a 2155,67 e Google dello 0,71% a 1519,44 dollari. Sale dell’1,69% Facebook e del 7,3% Tesla a 858,4 dollari, ma anche i produttori di microchip AMD e MVIDIA. Questo spiega la chiusura in territorio positivo del Nasdaq, mentre l’SP500 ha chiuso a 3370,29 in ribasso dello 0,29% (grafico a destra).
I mercati asiatici hanno chiuso in rialzo con l’eccezione di Shanghai che perde lo 0,32%, sostenuti dall’aspettativa che il coronavirus non si stia espandendo ulteriormente: secondo i dati delle autorità cinesi i nuovi casi ieri sono stati 1749 contro i 1886 del giorno prima, mentre i morti hanno superato le 2000 unità. Tokyo guadagna quasi un punto percentuale (grafico in basso), ma rimane sui minimi dell’anno. Hong Kong sta chiudendo a +0,4% e Seul ha chiuso a +0,07%.
I futures sugli indici salgono dello 0,27% e tornano quasi sui livelli di chiusura di lunedì: sembra quindi che l’effetto Apple sia stato già assorbito.
Il mercato obbligazionario non condivide l’ottimismo dei mercati azionari e il TBond rimane intorno a quota 163 vicino ai massimi dell’anno, mentre il rendimento del Treasury decennale sale leggermente a 1,57%. I dati macro continuano a indebolire l’euro che tratta a 1,0800 dopo il tracollo dell’indice ZEW sulla congiuntura tedesca di febbraio annunciato ieri. Il dollaro sale a 110,1 contro lo yen.
In rialzo il petrolio sulla notizia delle sanzioni americane contro la russa Rosneft per il supporto alle esportazioni di petrolio del Venezuela: il Brent ha guadagnato il 10% in sei giorni dal minimo della scorsa settimana e apre oggi a 58,27 dollari al barile, mentre il WTI tratta a 52,84 con lo spread tra i due contratti che sale a 5,5 dollari. La produzione americana dovrebbe salire a 9,18 milioni di barili al giorni in marzo, un nuovo record: nel pomeriggio avremo il dato delle scorte americane della scorsa settimana.
La giornata odierna è densa di dati macro, anche se non di primaria importanza: in mattinata avremo il dato dell’inflazione inglese di gennaio, attesa a +1,6%, e nel pomeriggio i nuovi cantieri abitativi negli USA e i prezzi alla produzione di gennaio. Alle 20:00 saranno rilasciate le minute dell’ultima riunione della Federal Reserve.