17/10/2019

Mercati azionari frenati dai dati USA, Brexit in dubbio

Wall Street ha chiuso ieri in leggero ribasso con l’indice SP500 che è finito a 2989,69 con una perdita limitata allo 0,20% (grafico in alto a destra): il mercato si è mosso all’interno di una trading range molto stretta, non riuscendo a salire in apertura sulle speranze in un accordo sulla Brexit, ma senza scendere dopo al dato delle vendite al dettaglio di settembre che hanno mostrato una flessione dello 0,3%.

I titoli tecnologici hanno chiuso contrastati con Amazon in rialzo dello 0,57%, ma Apple in ribasso dello 0,4% a Microsoft dello 0,82%.  Gli indici sono stati sostenuti da Bank of America dopo una trimestrale migliore delle attese soprattutto sul fronte delle entrate e dopo la chiusura sono usciti i dati di Netflix, che ha reagito con un rialzo del 10%: gli analisti hanno guardato al rimbalzo dei nuovi utenti di 6,77 milioni di unità contro i 6,7 milioni attesi, mentre non hanno dato peso alla notevole diminuzione delle previsioni per il quarto trimestre fatte dalla società, 7,6 milioni contro gli 8,8 dello stesso trimestre del 2018 e i 9,6 milioni previsti dagli analisti.

Contrastati anche i mercati asiatici, con Tokyo che corregge dopo il rally di martedì (grafico in basso), Shanghai perde lo 0,13% ma Hong Kong sale dello 0,6%.

Il dato americano di ieri delle vendite al dettaglio ha rafforzato i timori di rallentamento della congiuntura anche se la variazione delle vendite ex-auto è stata pari a zero, ma il mercato obbligazionario non ne ha tratto beneficio e il rendimento del Treasury decennale questa mattina apre a 1,73% e il TBond tratta a 160,60. Risale a -0,4% il rendimento del Bund decennale.

I dati deboli hanno però permesso all’euro di riguadagnare terreno a 1,1070 anche grazie al rialzo della sterlina sopra quota 1,280 sulle aspettative di un accordo sulla Brexit. Nelle ultime ore però sono uscite notizie poco incoraggianti da quel fronte: il Democratic Unionist Party dell’Irlanda del Nord sembra abbia annunciato che sosterrà l’accordo sinora raggiunto.

I segnali di rallentamento dell’economia americana spingono il petrolio WTI nuovamente sotto ai 53 dollari al barile, anche perché ieri appena prima della chiusura del mercato è uscito il dato delle scorte calcolate dall’API, con un aumento di 10,5 milioni di barile nel corso della scorsa settimana.

Per la giornata odierna l’attenzione è puntata sui dati americani dei nuovi cantieri abitativi si settembre, il survey della Philadelphia Fed per ottobre e la produzione industriale di settembre.

 

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