Jerome Powell non ha deluso i mercati e la banca centrale americana ha tagliato di un quarto di punto l’obiettivo dei Fed Fund a 1,75-2,0%. Il Presidente della Fed ha giustificato la decisione citando l’impatto negativo sull’economia americana dello scontro commerciale con la Cina, ma allo stesso tempo ha affermato che non sono necessari altri tagli nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno, e che le decisioni future dipenderanno dai dati macro.
La decisione della Fed è stata presa con tre voti contrari su 10: due membri del Fomc volevano un taglio di mezzo punto e uno era contrario al taglio di un quarto di punto: la reazione immediata dei mercati a questa notizia è stato una discesa dello 0,75% del mercato azionario e un rally del dollaro, in quanto evidentemente gli investitori si attendono nuovi tagli dei tassi nei prossimi mesi, ma la reazione è poi progressivamente rientrata in chiusura di giornata e l’indice SP 500 ha chiuso invariato a 3006,73 recuperando interamente il terreno perduto.
Prevale quindi tra gli investitori l’istinto di comprare le correzioni nonostante il livello elevato del mercato e le notizie negative provenienti dal Golfo, il disastro dell’IPO di WeWork o quelle provenienti dalla General Motors e dalla FedEx, che ieri ha perso il 12,9%: i risultati e le proiezioni degli utili di quest’ultima società sono particolarmente importanti per capire le condizioni dell’economia americana.
Il mercato è stato sostenuto anche ieri dalla Apple che guadagna lo 0,94% a 222,77 dollari e da Microsoft a 138,52, mentre Amazon ha perso lo 0,28% a 1817,46 e Netflix il 2,36% a 291,56 dollari.
Contrastati i mercati asiatici, con Tokyo e Shanghai in rialzo (grafico in basso) e Hong Kog che perde oltre un punto percentuale.
I dati macro di ieri sono stati positivi soprattutto per l’aumento superiore alle attese dei nuovi cantieri negli Stati Uniti e i nuovi permessi di costruzione, ma il mercato obbligazionario non ha reagito negativamente e al contrario questa mattina i rendimenti del Treasury decennale scendono a 1,78%.
Sul mercato dei cambi il dollaro è stabile a 1,1050 contro l’euro e 107,90 contro lo yen, rafforzandosi invece contro le commodity currencies. Il petrolio WTI scende sui minimi della settimana a 58,20 dollari al barile, cinque in meno del massimo di lunedì, dopo che l’Arabia Saudita ha rassicurato i mercati sul ritorno della produzione sui livelli precedenti all’attacco al principale impianto di raffinazione: ulteriori perdite appaiono improbabili considerando il rischio geopolitico della zona. Le scorte americane hanno mostrato ieri un aumento di 1,05 milioni di barili nella settimana del 14 settembre dopo quattro settimane di contrazione.
Per la giornata odierna l’attenzione degli investitori è puntata sul dato settimanale delle richieste di sussidi di disoccupazione Usa e il survey della Fed di Philadelphia sulla congiuntura di settembre, oltre al dato delle vendite di case esistenti per il mese di agosto. In mattinata avremo il dato inglese delle vendite al dettaglio di agosto.