Wall Street ha chiuso ieri contrastata, ma i mercati asiatici hanno appena chiuso con ribassi che vanno dal mezzo punto di Hong Kong e Tokyo allo 0,84% di Tokyo: si tratta di prese di beneficio prima della chiusura dei mercati per le festività pasquali, che vedranno tutti i mercati chiusi nella giornata di domani.
Ieri il mercati americano ha visto l’indice SP500 perdere lo 0,23% a quota 28900 (grafico a destra) indebolito soprattutto dai titoli del settore Healthcare, mentre il Nasdaq ha chiuso in rialzo grazie al +2% della Apple che ha chiuso a 203,13 dollari. In rialzo il setore dei microprocessori con Intel che guadagna il 3,26% e Qualcomm che sale del 12%, guadagnado quasi il 50% in due giorni grazie all’accrdo con la Apple per chiudere la diatriba sui brevetti. Invariata Amazon, mentre Netflix perde l’1,3% dopo la trimestrale di ieri sera.
In leggero recupero il mercato obbligazionario dopo la flessione degli ultimi giorni e il rendimento del Treasury decennale scende a 2,57% dal 2,61% di ieri, mentre il petrolio WTI torna sotto quota 64 dopo aver tentato ieri di superare il triplo massimo a 64,50 nonostante la diminuzione delle scorte di petrolio della scorsa settimana annunciato ieri pomeriggio.
Poco mosso il dollaro a 111,90 yen, ma in ribasso l’euro dopo l’uscita dei risultati dei suvey della Markit tra i responsabili degli acquisti auropei per il mese di marzo: hanno deluso i risultati del settore manifatturiero, coin lindice per la Francia che scende da 49,7 a 49,6 rimanendo quindi sotto quota 50, mentre quello della Germania sale a 44,45 da 44,1 deludendo le spranze in un recupero dell’arttività manifatturiera tedesca.
Gli indici gliobali che includono il settore dei servizi sono risaliti a 50 per la Francia e 52,1 per la Germania e pertanto la reazione negativa dell’euro dovrebbe rientrare nel corso della giornata. In ogni caso i mercati azioanri europei sono girati al ribasso dopo i dati, con perdite intorno al mezzo punto percentuale.
Nel poermiggio avremo i risultati degli stessi survey per gli Sati Uniti e anche le vendite al dettaglio americane di marzo: è atteso un rimbalzo dello 0,8% dopo i primi due mesi dell’anno deludenti.