Dopo il tentativo di rimbalzo di mercoledì ieri Wall Street ha perso due punti percentuali circa, con l’indice SP500 che ha chiuso a 2768 (-1,44%, grafico a destra) e il Nasdaq a -2%. I timori di un rallentamento della congiuntura internazionale e di ulteriori rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve vengono citati come fattori che hanno spinto gli investitori a vendere, oltre che la continua discesa del mercato cinese e dei mercati emergenti in generale.
I timori di un peggioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Arabia Saudita a seguito dell’uccisione del giornalista del Washington Post hanno indebolito il settore della difesa, da Textron che perde a -9% a Lockheed e Raytheon: si teme una diminuzione degli ordini dal Golfo. Il ampio ribasso anche DowDuPont dopo l’annuncio di una svalutazione di 4,6 miliardi di dollari.
Perdono anche in tecnologici con Amazon che chiude a 1796 dollari (-2%) e Apple a 217,5 con un ribasso dell’1,64%. Ieri è scesa anche Netflix dopo un rally del 10% nei due giorni precedenti, con una flessione del 4,2%. I futures americani segnalano però un’apertura in rialzo dello 0,4%.
I mercati asiatici chiudono invece contrastati, con Tokyo che perde lo 0,56%, ma con Shanghai che sale del 2,5% nonostante il dato più debole del previsto della crescita del PIL del terzo trimestre a 6,5%: è il tasso di crescita più debole dal 2009. L’indice del mercato cinese ha aperto su un nuovo minimo dell’anno, ma ha poi messo a segno un reversal incoraggiante finendo sui massimi della giornata (grafico in basso).
I mercati europei aprono la giornata invariati dopo il tracollo di ieri, ma scendono ancora i bancari italiani con l’allargarsi dello spread a 329 basis: Generali trattano sotto i 14 euro e Unicredit viene scambiata a 11,6 euro.
Stabile il mercato dei Treasurys con il rendimento del decennale a 3,18%, mentre il petrolio WTI tenta un recupero a 69 dollari al barile, mezzo dollaro sopra al minimo di ieri: il petrolio ha perso il 12% dal massimo di inizio mese a 76,7 dollari.
Si rafforza ulteriormente il dollaro sull’onda delle minute della riunione della Fed di mercoledì che hanno rafforzato le aspettative di rialzo dei tassi americani: l’euro scende al minimo della settimana a 1,1435 e la sterlina torna a quota 1,300.
Oggi non abbiamo dati macro significativi se non le vendite di case negli Stati Uniti per il mese di settembre, attese in ribasso dello 0,9%.