04/05/2018

Più deboli del previsto i dati della disoccupazione USA

Secondo quando annunciato oggi dal Labor Bureau il numero degli occupati è aumentato di 164 mila unità in aprile, un po’ meno del previsto, ma il dato di marzo è stato rivisto al rialzo di 32 mila unità a 135 mila.  In discesa il tasso di disoccupazione al 3,9% e anche il tasso di crescita dei salari orari medi al 2,6%.

I dati del il survey delle famiglie e dei datori di lavoro sono piuttosto discordanti, in quanto quello delle famiglie indica solo 3 mila nuovi occupati.

Secondo il survey delle famiglie il tasso di disoccupazione è sceso al 3,9% come risultato di una diminuzione di 236 mila unità della forza lavoro potenziale e un aumento dei posti di lavoro di solo tre mila unità: il numero dei disoccupati scende quindi di  239 mila unità portando a una riduzione del tasso di disoccupazione al 3,9% In diminuzione quindi da 62,9% a 62,8% il tasso di partecipazione.

Per quanto riguarda il survey tra i datori di lavoro in numero degli occupati è invece aumentato di 164 mila unità e i due dati precedenti sono stati rivisti uno al rialzo per 32 mila e uno al ribasso per 2 mila unità. E’ stato il settore dei servizi alle aziende a creare più posti di lavoro, 54 mila contro i 29 mila del il settore sanità, mentre è mancato il sostegno del settore del commercio come nel mese precedente, con solo 1,8 mila nuovi occupati.  Positivo il dato dei nuovi occupati del settore manifatturiero a 24 mila unità, più o meno come nel mese precedente.

Più basso del previsto l’aumento del 2,6% dei salari orari in aprile contro il +2,7% di marzo.

 NOTE METODOLOGICHE

I dati sulla disoccupazione americana sono quelli che hanno un impatto maggiore sui mercati finanziari, ma la metodologia di calcolo è poco considerata. Alle ore 8:30 del primo venerdì del mese il Bureau of Labor annuncia i dati sulla disoccupazione americana del mese precedente, che sono il risultato di due surveys: Current Population Survey (CPS) e il Current Employment Statistics (CES). Il primo fornisce informazioni sulla forza lavoro, occupazione e disoccupazione basandosi su un questionario diretto a circa 60 mila famiglie, mentre il secondo fornisce informazioni sull’occupazione, ore lavorate e remunerazione oraria basandosi sui dati provenienti da circa 143 aziende e agenzie governative escludendo il settore agricolo. Tale campione considerato è molto ampio, copre circa un terzo dei lavoratori americani. Per entrambi i survey vengono considerati i dati della settimana che include il 12 di ogni mese.

Nel survey CPS ogni individuo con età superiore ai 16 anni viene classificato come occupato, disoccupato o fuori dalla forza lavoro. Vengono definiti disoccupati i lavoratori che non hanno lavorato nella settimana di riferimento, ma che hanno cercato attivamente un’occupazione nella quattro settimane precedenti. La somma dei lavoratori occupati e di quelli disoccupati costituisce la forza lavoro, che esclude quindi i lavoratori fuori dalla forza lavoro. Il tasso di disoccupazione è il rapporto tra i disoccupati e la forza lavoro, mentre il tasso di partecipazione è il rapporto tra gli occupati e l’intera popolazione.

Le differenze tra i due survey sono notevoli: nel CPS vengono inclusi anche i lavoratori agricoli e i lavoratori autonomi, esclusi da CES, mentre vengono inclusi solo i lavoratori con più di 16 anni, mentre il CES non considera questa variabile.  Per finire nel CPS i lavoratori vengono considerati una sola volta, mentre nel CES un lavoratore che riceve due cedolini da due datori diversi viene contato due volte. Queste divergenze portano spesso a risultati apparentemente contrastanti tra loro come un aumento degli occupati accompagnato da un aumento del tasso di disoccupazione e viceversa. Entrambi i survey sono soggetti a notevoli correzioni per la stagionalità dei dati. Ad esempio, un fattore che ha un notevole impatto sul primo survey è la chiusura delle scuole che comporta un forte aumento della forza lavoro in giugno, e allo stesso tempo comporta una riduzione del 20% dell’occupazione rilevata nel CES che poi risale all’inizio di ottobre. Ogni mese vengono ricalcolati i dati dei due mesi precedenti per includere i dati giunti in ritardo e per effettuare i riaggiustamenti dei fattori di destagionalizzazione. Per questo motivo il dato sulla variazione degli occupati viene definita preliminare, e solo dopo due mesi è da considerare definitiva.

L’intervallo di confidenza di questa stima è del 90%, vale a dire che c’è il 90% di probabilità che la variazione effettiva sia compresa all’interno di un range definito da 1,6 volte la deviazione standard dei risultati mensili: è un valore attualmente intorno alle 105 mila unità, e pertanto se la stima è di 200 mila nuovi occupati c’è una probabilità del 90% che il vero valore sia compreso tra 95 mila e 305 unità.

Sergio Bariatti

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