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Aprile è stato un mese positivo per i mercati azionari, a parte quello cinese, e leggermente negativo per i mercati obbligazionari.
Le prospettive rimangono negative per i mercati obbligazionari con il rendimento del decennale americano che dovrebbe superare la barriera del 3,04% nel corso delle prossime settimane, mentre i mercati azionari dovrebbero proseguire nella fase di correzione iniziata a fine gennaio. L’obiettivo tecnico per l’SP500 è situato a 2400 punti (grafico in alto a destra) dove sarà giustificato aumentare l’esposizione sui mercati azionari, che nel nostro portafoglio preferito rimane stabile intorno al 30%.
MERCATI OBBLIGAZIONARI
Il mercato obbligazionario americano prosegue nella sua lenta discesa e il rendimento del decennale si è avvicinato alla barriera del 3,04% massimo degli ultimi anni (grafico in basso a destra), che al momento non è stata ancora superata.
I rialzi più ampi si sono visti sinora nella parte a breve della curva dei rendimenti, con il rendimento del titolo a due anni che è salito oltre il 2,50% adeguandosi a uno scenario di tassi a breve più alti dello 0,75% da qui a fine anno rispetto all’1,50% attuale. L’impatto sui rendimenti a lungo termine è stato sinora molto modesto, ma è probabile che la barriera del 3,04% venga superata nel corso delle prossime settimane. Bisogna infatti ricordare non solo l’impatto del rialzo dei tassi a breve, ma anche l’aumento dell’offerta di titoli a seguito della riforma fiscale e la riduzione della domanda da parte della Federal Reserve.
Da notare come invece il rialzo dei rendimenti europei sia stato molto modesto: il rendimento del Bund decennale è ancora sotto lo 0,60% in quanto gli investitori non si attendono rialzi dei tassi da parte della BCE prima del prossimo anno. Con l’inflazione ferma all’1,0% e la crescita economica meno brillante che nel 2017 gli investitori evidentemente non vedono particolari rischi nei titoli a lungo termine nonostante i rendimenti reali negativi, ma il rialzo dei rendimenti americani potrebbe cambiare la situazione e i titoli a lungo termine europei rimangono a loro volta a rischio.
MERCATI AZIONARI
Il mese di aprile si è chiuso positivamente per i mercati azionari nonostante la chiusura piatta di Wall Street: particolarmente positiva la performance dei mercati europei, con il Dax che ha guadagnato il 4,5% (grafico a destra) e il mercato italiano in rialzo del 7% circa.
Il mercato americano ha superato lo scoglio del rialzo dei rendimenti obbligazionari e dei timori di guerre commerciali grazie alle trimestrali sinora positive: tutti i giganti tecnologici hanno presentato risultati migliori del previsto e alcuni hanno fatto segnare nuovi massimi storici come Amazon e Microsoft. L’affare Facebook sembra dimenticato e tra i principali titoli del settore solo Google ha chiuso il mese in ribasso.
Il primo trimestre dell’anno è stato particolarmente positivo per le trimestrali americane grazie alla riforma fiscale che ha abbassato significativamente le aliquote impositive, e per l’anno in corso gli analisti si attendono un aumento degli utili del 40% per l’indice S&P500 seguito da un +1,0% per il 2019. La correzione del mercato nel primo trimestre e l’aumento degli utili ha ridimensionato il rapporto prezzo/utili per l’indice del mercato a 21,8, un livello più interessante rispetto ai mesi scorsi, ma ancora piuttosto alto.
La fase di correzione del mercato americano non dovrebbe essere ancora giunta al termine e ci attendiamo ancora qualche mese di movimenti laterali o al ribasso prima che possa riprendere il trend rialzista principale. L’obiettivo tecnico per l’indice S&P 500 è situato intorno a quota 2400 punti e avvicinandosi a tale livello sarà giustificato aumentare l’esposizione sui mercati azionari.
I mercati europei a loro volta non dovrebbero superare i massimi del primo trimestre con l’eccezione del mercato italiano, che ha superato il massimo del 2015 (a 24160 per l’indice MIB) e appare impostato positivamente (grafico in basso). I dati macro europei segnalano un rallentamento della congiutura e si avvicina poi la fine del piano di acquisti di titoli a parte della BCE in settembre.
Negative invece le prospettive per il mercato cinese, che in tre mesi ha perso tutto quanto guadagnato nel corso del 2017.