L’impatto sui mercati dell’attacco americano alla Siria di venerdì notte è stato molto modesto, e concentrato sull’unico mercato che sarebbe dovuto salire sulla notizia, quello del petrolio: il WTI al contrario ha perso oltre un dollaro dal massimo fatto segnare in apertura di giornata e tratta ora a 66,40 dollari al barile.
Il greggio ha guadagnato l’8% la scorsa settimana e il fatto che l’attacco sia stato di modesta entità e che sia visto come una tantum dagli investitori spiega le prese di beneficio sul petrolio, che rimane comunque su di un trend rialzista e che dovrebbe ripartire al rialzo dopo una fase naturale di correzione.
Nessun impatto invece sul mercato dei cambi e su quello obbligazionario: il dollaro è sui valori di venerdì e non c’è stata nessuna corsa ai titoli di Stato americani: il rendimento del decennale è fermo questa mattina sui valori venerdì a 2,84%.
In leggero rialzo invece i futures di Wall Street dopo la chiusura cedente di venerdì, che ha visto l’indice SP500 finire a 2656 con una perdita dello 0,29% (grafico a destra): sono stati i titoli bancari ad indebolire il mercato nonostante le buone trimestrali. Bank of America a JPM Chase hanno perso il 2,7%.
In leggero rialzo Apple e Facebook, mentre Amazon ha perso l1,22% finendo a 1430 dollari.
I mercati asiatici hanno chiuso contrastati, con Tokyo che guadagna lo 0,26%, ma con i mercati cinesi in sensibile ribasso: Hong Kong perde l’1,8% e Shanghai l’1,6%. I mercati cinesi sono sulla difensiva dopo che la banca centrale è dovuta intervenire venerdì in maniera massiccia per difendere la parità del dollaro di Hong Kong contro il dollaro americano. Questo equivale a una stretta alla liquidità e il mercato azionario sta reagendo negativamente. Gli investitori appaiono poi più cauti rispetto all’ottimismo della scorsa settimana intorno al superamento dei contrasti commerciali tra Cina e Stati Uniti.
In leggero rialzo invece i mercati europei in attesa della guida di Wall Street: il mercato americano rimane sotto importanti resistenze, a 2675 per l’indice SP500 e il fatto che sia sceso venerdì su trimestrali positive non è un segno positivo.
La settimana è contraddistinta dalla scarsità di dati macro significativi e quello odierno delle vendite al dettaglio americane di marzo è forse quello più significativo, ma l’attenzione degli investitori sarà puntata soprattutto sulle trimestrali.