Prosegue il rialzo del mercato azionario americano con l'indice SP500 che chiude su un nuovo massimo a 2561 (grafico in alto a destra).
Insieme a Wall Street salgono anche i rendimenti dei Treasurys, e questo è abbastanza logico, mentre perde terreno il dollaro, e questo è più difficile da spiegare, visto che lo spread di rendimento tra i titoli a due anni in dollari e quelli del Bund di pari scadenza è salito a 2,28%, il massimo dalla creazione dell'euro: la valuta unica ha chiuso ieri sopra quota 1,180 e il dollaro ha perso ampiamente anche contro le commodity currencies mentre ha guadagnato terreno contro lo yen, questa mattina intorno a Y113,00.
Non è facile spiegare la debolezza del dollaro in questa fase di lento rialzo dei rendimenti americani, e forse sarà necessrio un rialzo più consistente per cambiare il tono del mercato, che al momento rimane quello di vendere i rimbalzi del dollaro nonostante sia una delle poche valute che offrono rendimenti decenti. Al momento il rendimento del decennale non ha ancora superato la prima barriera a 2,42% che è il massimo degli ultimi sei mesi, e sarà probabilmente necessario attendere un rialzo sopra questo livello per assistere a un rafforzamento del dollaro (grafico in basso).
La giornata di ieri era povera di dati macro e anche oggi avremo pochi dati, e di secondaria importanza: le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione per gli Stati Uniti e l'indice della congiuntura calcolato dalla Philadelphia Fed. In nottata sono uiscti i dati cinesi della crescita del PIL del terzo trimestre, in linea con le attese a 6,8%, ma i mercati azionari cinesi perdono marginalmente terreno, sia Hogh Kong che Shanghai, mentre Tokyo guadagna mezzo punto percentuale.