16/10/2017

Apertura di settimana positiva per i mercati azionari

Chiusura positiva per Wall Street in una giornata contraddistinta da una serie dei dati macro americani che non hanno avuto alcun impatto sui mercati essendo stati piuttosto contrastati.  L’indice SP500 chiude a 2553 con un rialzo dello 0,11% (grafico in alto a destra) e il Nasdaq 100 a +0,22%. Guidano il rialzo American Express e Procter&Gamble.  In rialzo anche le borsa asiatiche con Tokyo che guadagna lol 0,53% ed è sui massimi dal 1996.

Lo scenario macro di riferimento rimane invariato: l’economia americana continua a crescere intorno al 2% e l’inflazione appena sotto questo livello e i dati di venerdì sono stati un  po’ influenzati dal rialzo dei prezzi dei carburanti legato agli uragani di settembre che hanno ridotto la capacità di raffinazione di carburanti e quindi l’offerta di prodotto finito, cosa piuttosto sorprendente, ma accaduta negli Stati Uniti in settembre.

Il tasso di crescita dei prezzi al consumo è salito al 2,2% in settembre dall’1,9% di agosto, ma escludendo i prezzi dell’energia e degli alimentari il tasso di crescita è rimasto fermo all’1,7%: gli analisti si attendevano uno 0,1 in più per entrambi gli indici e la reazione immediata è stata di vendere dollari e comprare Treasurys a lungo termine.  Il dollaro è poi tornato al punto di partenza, ma il TBond chiude in rialzo di un punto percentuale e il rendimento del decennale è sceso al 2,28%.

Ci sembrano invece positivi i dati sulle vendite al dettaglio di settembre: al netto del settore auto l’incremento mensile è stato dell’1,0% dopo il +0,5% di agosto, mentre le vendite globali dell’1,6% dopo il -0,1% di agosto. Notevolmente superiore alle attese l’indice della fiducia dei consumatori calcolato dall’Università del Michigan a 101,1 da 95,1 di agosto.

La reazione del mercato dei cambi è stata alla fine  neutrale con l’euro che finisce a 1,1820 mentre si rafforza lo yen a 111,80 e sale il petrolio WTI a 51,80 per il future di settembre anche grazie ai problemi miliati in Iraq nella zona di Kirkuk.

Ci sorprende comunque il fatto che i rendimenti dei Treasurys decennali siano al 2,29% con l'inflazione al 2% e la Federal Reserve che ha iniziato a ridurre l'ammontare di titoli in portafoglio: ovviamente la riduzione degli asset di 10 miliardi di dollari al mese non ha un impatto sul mercato, ma da gennaio inizieranno ad essere 20 miliardi e se accompagnati a un rialzo dei tassi a breve i rendimenti dovranno salire dai livelli attuali: è abbastanza evidente che il mercato non stia prendendo sul serio la Federal Reserve nella sua proiezione di rialzo dei tassi di un quarto di punto in dicembre e tre rialzo dello 0,25% nel 2018.

La settimana si è aperta con il dato sull'inflazione cinese di settembre in disesa a +1,6% come previsto, e mercoledì inizia il congersso del partito di governo ed è probabile una certa cautela dei mercati dell'area, ma dal fronte macro oggi non avremo dati significativi.  L'euro inizia la settimana sotto quota 1,180 risentendo dei timori politici relativi alla Catalugna e al risultato delle elezioni austriaca, ma rimaniamo comunque all'interno delle trading range degli ultimi giorni.

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