La notizia principale della giornata di ieri era l’accordo preliminare tra i paesi produttori di petrolio per un tetto produttivo intorno ai 32,5-33 milioni di barili al giorno dai 33,24 attuali, con conseguente rally del greggio oltre i 47 dollari al barile, ma il miglioramento del tono dei mercati azionari è durato sino alla chiusura dei mercati europei dopo di che Wall Street ha invertito rotta andando a chiudere a -0,93%.
Le dichiarazione di Janet Yellen sul rischio che la continua creazione di posti di lavoro porti un surriscaldamento dell’economia costringendo la Fed ad alzare i tassi più del previsto non ha aiutato certamente il mercato azionario, ma vista la scarsa reazione dei Tresurys, con il rendimento del decennale fermo a 1,54%, è più probabile che la maggiore avversione al rischio sia più legata ai timori di insolvenza di Deutsche Bank. Ieri il titolo ha perso quasi il 7% e oggi apre con perdite superiori, intorno agli 11 euro (grafico in alto a destra).
La notizia che ha accentuato le perdite è che un gruppo di Hedge Funds ha ridotto i fondi presso l’istituto di credito. Il timore è che la banca non sia in grado di raccogliere nuovo capitale per far fronte alla maxi-multa del governo americano, che ha chiesto 14 miliardi di dollari per la faccenda dei mutui subprime: le obbligazioni Co-co della Deutsce Bank (Contingent Convertibles) trattano oggi a 70 centesimi per ogni euro, non molto distanti dalle subordinate del Montepaschi, che ha lo stesso problema di aumentare il capitale senza che lo Stato possa intervenire. Il governo tedesco ha infatti negato l’esistenza di piani di intervento per il salvataggio della banca.
Alla fine i governanti e la BCE sicuramente si inventeranno qualcosa per salvare la situazione, ma nel frattempo gli investitori cercano di ridurre il rischio dei loro portafogli, cosa che non possono fare tutti insieme. Si aggiunga poi che oggi è l’ultimo giorno del trimestre per assicurare una buona volatilità sui mercati azionari.
Oggi l’agenda è densa di dati macro: in mattinata è uscito il dato dei responsabili degli acquisti Caixin per la Cina a 50,1, un livello che indica crescita zero, ma domani uscirà quello ufficiale del governo, che aveva fatto segnare 50,40 in agosto. E’ poi uscita l’inflazione francese di settembre a +0,5% tendenziale, un po’ più alta del previsto e alle 11:00 sarà annunciata l’inflazione per l’intera area euro, e dopo il dato di ieri sull’inflazione tedesca gli analisti si attendono un aumento del tasso di crescita tendenziale da 0,2% a 0,4%, mentre il tasso “core” dovrebbe salire da 0,8% a 0,9%.
Nel pomeriggio avremo poi una notevole serie di dati americani, con in prima linea quello della spesa dei consumatori, attesa in rialzo dello 0,1% sul mese precedente, con il deflatore dei prezzi “core” in salita all’1,7%: è questo l’indicatore delle pressioni inflazionistiche seguito dalla banca centrale. Seguirà l’indice dei responsabili degli acquisti di Chicago e l’indice della fiducia dei consumatori calcolato dall’Università del Michigan.
Tecnicamente i mercati europei rimangono su di un trend laterale/cedente e oggi stanno chiudendo il mese sui minimi: il Dax ha aperto sotto quota 10260, il doppio minimo di settembre, e una chiusura sotto questo livello non sarebbe incoraggiante (grafico in basso).